«Non sussiste l'aggravante dell'agevolazione mafiosa». Così i giudici della Corte d’appello di Catanzaro scrivono nelle motivazioni della sentenza con cui hanno ridotto le pene per gli imputati del processo “Black Widows”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sul tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne, affetto dalla sindrome di down, commesso il 28 luglio 2017. Già nel maggio 2023 la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza dei giudici di secondo grado, nella parte relativa all’aggravante mafiosa. A giugno al termine del secondo processo d’appello la Corte aveva così rideterminato le pene: Rosa Inzillo, di Sorianello 4 anni, 2 mesi di reclusione (invece di 5 anni, 8 mesi e 9mila euro di multa); Viola Inzillo, residente a Gerocarne, 4 anni, 6 mesi di reclusione e 7.800 euro di multa (prima 6 anni e 10.300,00 euro di multa); Michele Nardo, di Sorianello, 4 anni, 4 mesi di reclusione e 7mila euro di multa (prima 5 anni e 8 mesi e 9mila euro di multa); Teresa Inzillo, di Gerocarne, 6 mesi di reclusione e 1.400 euro di multa (prima 2 anni e 4mila euro di multa); Ferdinando Bartone, di Gerocarne 2 anni e 8 mesi (prima 4 anni); Salvatore Emmanuele, di Gerocarne 2 anni, 8 mesi di reclusione e 4mila euro di multa (prima 4 anni); Maria Rosaria Battaglia, di Sorianello, 5 mesi, 10 giorni e 1.300 euro di multa con pena sospesa (prima 10 mesi, 20 giorni e 4mila euro di multa).
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