L'operazione odierna anti 'ndrangheta, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Crotone, scaturisce da delle indagini avviate nell'ottobre del 2020 dalla Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Crotone, a seguito di un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore cutrese, attuato da tre degli odierni indagati.
L'importanza della famiglia Martino
L'attività ha ben presto allargato la prospettiva oltre l'episodio appena menzionato, fotografando le dinamiche del locale di 'ndrangheta di Cutro dopo l'arresto del boss egemone Nicolino Grande Aracri, e il suo successivo tentativo di collaborazione, poi venuto meno per acclarata inattendibilità. È spiccata immediatamente la presenza della famiglia Martino, già collegata a Grande Aracri, facente capo al detenuto Vito, composta principalmente dalla moglie e dai due figli, attivi sul territorio di Cutro in contrapposizione ai Ciampà-Dragone, che ha cercato di affermarsi sempre più come famiglia di 'ndrangheta autonoma.
Il ruolo dei collaboratori di giustizia
L'indagine ha costituito di fatto la naturale prosecuzione delle attività sfociate nelle operazioni Kyterion ed Aemilia; in essa hanno trovato, inoltre, riscontro le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Liperoti, Salvatore Muto, Angelo Salvatore Cortese, Antonio Valerio e Gaetano Aloe.
Droga a fiumi sulla direttrice Cutro-Cosenza-Catanzaro
Sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine a reati commessi con le modalità tipiche dell'associazione di tipo mafioso, ed in particolare all'esistenza di una bacinella, finanziata anche tramite lo spaccio e lo smercio, in forma associativa, di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, sulla direttrice Cutro - Cosenza - Catanzaro (soprattutto nella città capoluogo di regione), per il sostegno economico di affiliati e famiglie dei detenuti.
Il controllo sul territorio
È stata messa in evidenza la capacità di controllo del territorio, attuata con il vincolo dell'intimidazione, tradotta nell'estorsione ai danni di titolari di attività commerciali e usura (un episodio usurario, commesso ai danni di un imprenditore, è sfociato in un autonomo procedimento penale con l'arresto di due persone e il deferimento di una terza).
È stata poi documentata la disponibilità di armi di parte degli indagati, attraverso due sequestri, nel 2021 e nel 2022.
È emerso, infine, l'episodio di danneggiamento delle auto di componenti di spicco della famiglia Martino, avvenuto con l'avallo del boss Domenico Mico Megna, significativo per interpretare i rapporti tra le varie cosche della provincia e l'evoluzione dei rapporti di forza tra le stesse.
Gli elementi raccolti si sono basati su intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che su riscontri connessi allo sviluppo di attività di osservazione e pedinamento.
La polizia giudiziaria, allatto della esecuzione della misura, ha effettuato perquisizioni personali e domiciliari.
Deve evidenziarsi che il procedimento è in fase di indagini e che la ricostruzione sin qui effettuata è limitata al profilo cautelare, e fa salve le deduzioni difensive che verranno acquisite nel contradditorio delle parti.
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