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'Ndrangheta e politica nel Crotonese, la Dda: "C'era un patto scellerato tra politici e clan"

Accertate le dinamiche operative di questa cosca che era strutturata su base famigliare e aveva contatti molto stretti con esponenti istituzionali del Comune, a partire dal sindaco

Voti in cambio di benefici e di favori. E’ il «patto scellerato» tra politica e 'ndrangheta il dato più significativo che emerge dall’operazione con la quale i carabinieri, coordinati dalla Dda di Catanzaro, hanno eseguito dieci arresti nell’ambito di un’operazione che ha sgominato la cosca Tallarico, operativa e dominante nel territorio di Casabona (Crotone).

A descrivere questo «patto scellerato» sono stati, in una conferenza stampa nella Procura di Catanzaro, il procuratore capo facente funzioni Vincenzo Capomolla e i vertici dell’Arma di Crotone. «L'operazione - hanno spiegato gli inquirenti - ha rivelato l’esistenza di una nuova 'ndrina, quella dei Tallarico, e la sua capacità di esercitare un controllo egemonico del territorio di Casabona in tutte le sue articolazioni, anche quelle istituzionali, con il condizionamento delle elezioni amministrative del 2021», le prime dopo lo scioglimento del Comune di Casabona avvenuto in seguito a una precedente maxioperazione, «Stige», del 2018.

«Questa nuova indagine - ha commentato il procuratore Capomolla - ha accertato dinamiche operative di questa cosca, strutturata su base famigliare, una cosca che aveva contatti molto stretti con esponenti istituzionali del Comune, a partire dal sindaco, per il quale è stata disposta ma misura della custodia cautelare in carcere e di un assessore, per il quale sono stati disposti i domiciliari. o in carcere e assessore ai domiciliari. Un rapporto stretto nonostante il Comune uscisse da un periodo di commissariamento».

«Il rapporto stretto con l’ambito politico testimonia la forza e la pervasività di questa cosca, che addirittura otteneva senza chiedere», ha sostenuto poi Capomolla affermando che si tratta di un «modus operandi che purtroppo spesso riscontriamo in Calabria». Oltre al condizionamento della politica e delle istituzioni di Casabona, la cosca Tallarico comunque - hanno aggiunto gli inquirenti in conferenza stampa - «aveva il controllo totale di tutte le attività illecite del territorio», potendo godere anche del «riconoscimento» del «Crimine» di Cirò e Cirò Marina e dell’appoggio di altre potenti consorterie di ndrangheta come quelle di Papanice di Crotone, Rocca di Neto e Petilia Policastro.

Un rapporto stretto che si consumava - hanno aggiunto gli investigatori - «prima con il sostegno al futuro sindaco e alla sua squadra in campagna elettorale, con la promessa di benefit, e poi, in una seconda fase, con il rispetto degli accordi da parte degli amministratori collusi. L’appiattimento dei rappresentanti istituzionali del Comune di Casabona ai voleri della cosca - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, Raffaele Giovinazzo - è stato da noi riscontrato in particolare nella particolare determinazione nel favorire gli appartenenti al sodalizio alla cosca Tallarico con la consapevolezza di rafforzare la struttura economica e militare della cosca. Abbiamo registrato un accordo, un 'pactum sceleris', un patto scellerato stipulato dal sindaco per ottenere i voti per essere eletto, e non a caso sarà eletto con il 62%.

Poi - ha proseguito Giovinazzo - abbiamo riscontrato diversi incontri successivi ad elezioni e quindi i vari benefit ottenuti dalla cosca. Ne possiamo citare diversi: l’insediamento di un’impresa legata alla cosca in un’area produttiva nonostante la convenzione per quell'area fosse scaduta per decisione della commissione straordinaria del Comune, l’assunzione della moglie di un affiliato ai tempi del Covid nonostante fosse sprovvista di Green Pass, l’assegnazione a un affiliato di una casa popolare nonostante non fosse in graduatoria, lo sfruttamento delle risorse idriche a un’azienda legata alla cosca senza il pagamento dell’acqua e senza i controlli degli organi deputati, addirittura con alcuni tecnici delle società di gestione dell’idrico che 'suggerivanò all’azienda come fare un allaccio abusivo e come motivarlo spiegando che serviva per l’anti-incendio».

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