Mancata richiesta della disponibilità di discariche nelle quali smaltire i rifiuti pericolosi privi di Tenorm e amianto; trascuratezza delle «considerazioni» degli enti locali; ed errata interpretazione del «principio di prossimità» per l'indicazione dell'impianto di Columbra dove portare le scorie pericolose dell'ex area industriale di Crotone. Sono alcuni dei motivi che hanno indotto la Provincia a chiedere al Tar della Calabria l'annullamento, previa sospensione, del decreto col quale lo scorso primo agosto il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, approvando lo stralcio del Pob Fase 2, ha autorizzato Eni Rewind a conferire nella discarica della Sovreco i rifiuti pericolosi, senza Tenorm e amianto, della bonifica del Sin di Crotone.
Il Mase, com'è noto, ha dato l'ok all'azienda amministrata da Paolo Grossi a trasferire da ottobre nell'impianto di Columbra 362 mila tonnellate di rifiuti pericolosi presenti nella discarica fronte mare ex Pertusola. Mentre le restanti 397 mila tonnellate di scorie non pericolose verranno smaltite nelle strutture fuori Calabria. Su tutti, la Provincia contesta all'Ispra di non aver chiesto «la disponibilità» di impianti per «ricevere rifiuti pericolosi» privi di Tenorm e amianto. Non a caso, riporta il ricorso delle avvocate Silvana Tassone e Marina Cizza, «le imprese hanno risposto attenendosi scrupolosamente alle domande» dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale «facendo riferimento ai rifiuti pericolosi contenenti amianto con o senza Tenorm ad esclusione della Sovreco». La quale, «dopo aver spiegato di non essere autorizzata a smaltire rifiuti pericolosi contenenti amianto e Tenorm, ha aggiunto l’informazione (non richiesta) relativa alla capacità a ricevere rifiuti pericolosi senza Tenorm e amianto».
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