Un dramma nel dramma, una tragedia senza fine. Prima la caduta dal balcone di una casa d’accoglienza di una bambina di 7 anni e poi il suicidio della madre, una donna sulla trentina. Due fatti collegati in un’unica spirale di dolore. La tragica vicenda si è verificata a Botricello, in provincia di Catanzaro, dove si è consumata la prima parte di una storia su cui sono in corso gli accertamenti da parte delle forze dell’ordine.
Madre e figlia, originarie di Sersale, dove risultavano ancora residenti, erano ospiti della struttura protetta per donne in difficoltà della Fondazione Ualsi, gestita da don Alfonso Velonà, da un paio di anni. Con loro, anche l’altro figlio della donna, un bambino di appena sette mesi. Per cause, che sono al centro delle indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, la bambina disabile, è precipitata da un balcone posto al secondo piano della struttura. La madre era in stanza con lei. Immediatamente sono scattati i soccorsi. Sul posto anche l’elisoccorso, ma i sanitari del 118 hanno poi preferito intubare la piccola e trasferirla in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Catanzaro.
Le condizioni della bambina sono apparse subito gravissime, perché la piccola ha riportato fratture in varie parti del corpo. Giunta in ospedale, è stata sottoposta a intervento chirurgico nel blocco operatorio del nosocomio del capoluogo. Sconvolta dal dolore, la madre ha raggiunto la figlioletta in ospedale. Una volta giunta nel presidio ospedaliero, la donna ha aperto una delle finestre poste al quinto piano e si è lanciata nel vuoto. Si sarebbe schiantata sul terrazzino del secondo piano dell’edificio. A nulla sono valsi i tentativi dei medici di rianimarla. La caduta e l’impatto con il pavimento non le hanno lasciato scampo. Sul suicidio della donna hanno avviato le indagini gli agenti della Squadra mobile di Catanzaro.
Una vicenda complessa segnata da molti punti oscuri: è da chiarire, infatti, se la caduta della bambina del balcone, posto al secondo piano della casa di accoglienza, sia stato un fatale incidente o se, invece, vi sia un’eventuale responsabilità da parte di qualcuno. Analogo discorso vale per il tragico suicidio della madre. Gli investigatori, che stanno ascoltando i vari possibili testimoni del doppio dramma, dovranno capire se vi fosse qualcuno con la donna in quel momento, qualche familiare o anche qualche operatorio sanitario, se qualcuno abbia visto la scena e soprattutto comprendere il perché di un gesto così estremo.
Dal canto suo, don Alfonso Velonà, presente ieri mattina in struttura, ha dichiarato ai microfoni del Tgr Calabria di aver provato a consolare la madre, chiedendosi poi come la bambina disabile sia potuta cadere dal balcone. Sullo sfondo del dramma che ieri ha sconvolto le comunità di Botricello e Sersale, secondo quanto appreso da chi conosceva la storia di quella famiglia, vi sarebbe una lunga storia di disagio sociale. Un disagio che sarebbe durato anni e anni, che ieri è sfociato nell’epilogo più doloroso. Le indagini degli investigatori dovranno chiarire i contorni di una vicenda che mette a nudo l’estrema fragilità di alcuni nuclei familiari e chiama in causa l’efficienza dei servizi sociali, e la loro risposta al disagio sociale che continua a mietere le sue vittime, come nel caso del dramma di Botricello.
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