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Nuove aree a rischio idraulico contestate a Crotone, decide solo il Tribunale delle acque

Il Tar ha dichiarato inammissibile per difetto di competenza il ricorso del Comune. Nel mirino dell’ente il Piano idrografico dell’Autorità di bacino

Spetta al Tribunale superiore delle acque pubbliche decidere sul contenzioso scaturito dall'ampliamento delle aree di Crotone soggette a rischio idraulico disposto dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale.
Lo ha stabilito ieri il Tar della Calabria. Che, dichiarando inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso presentato dal Comune di Crotone, ha passato la "palla" al Tribunale superiore delle acque pubbliche. Quest’ultimo, scrive nella sentenza la giudice relatrice Valeria Palmisano, è l'organo competente per le «controversie» sui «Piani per l'assetto idrogeologico (Pai) adottati dalle Autorità di bacino». Infatti, spiega il Tar, «la giurisdizione» del Tribunale superiore delle acque pubbliche (che ha sede a Roma oltre ad articolarsi in otto distaccamenti territoriali) è circoscritta ai «ricorsi» nei confronti dei «provvedimenti amministrativi» che hanno al centro le «acque pubbliche» oppure «l'utilizzazione del demanio idrico». E ancora: «Rientrano nella giurisdizione del Tsap - si legge nella pronuncia - non soltanto le controversie» sulla «gestione del demanio idrico» ma anche quelle sulla «pianificazione del territorio» che hanno «un'incidenza significativa sul regime delle acque pubbliche».
Pertanto, conclude il Tribunale amministrativo regionale, «spettano al giudice acquifero superiore i giudizi» contro «i piani adottati dalle Autorità di bacino nelle parti in cui influiscano in via diretta sul governo delle acque», come «la delimitazione delle fasce fluviali e la perimetrazione delle aree inondabili in base al rischio idraulico».

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