
L’ex finanziere Ercole D’Alessandro sarebbe stato il punto di riferimento per decine di imprenditori. Procura e Guardia di Finanza avrebbero ricostruito il modus operandi dell’indagato che, prima ingenerava nelle sue “vittime” il timore di azioni giudiziarie, e poi si presentava come l’unico capace di bloccare l’attività investigativa, in questo modo garantendosi varie utilità dagli imprenditori. Con il titolare di varie attività nel settore turistico avrebbe simulato di essere a conoscenza di sospetti movimenti bancari finiti all’attenzione dei suoi colleghi finanzieri, ad un altro gruppo imprenditoriale avrebbe presentato una delega di indagini fittizia falsificando dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, in un altro caso ancora avrebbe falsificato un’informativa e una proposta di sequestro aggiungendo il nome del titolare di una ditta edile. In questo modo avrebbe conquistato la fiducia degli imprenditori, così tanto che uno di questi intercettato ammette che gli sarà «riconoscente a vita». È tutto raccontato nell’enorme mole di atti depositati dopo la chiusura dell’inchiesta che coinvolge 31 persone professionisti, politici, dirigenti regionali, imprenditori, e che ruota intorno ad appalti pilotati, svelando un giro di corruzione, falso, truffa, concussione, accesso abusivo ai sistemi informatici.

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