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Cutro, il finto trasferimento di “Pino u’ nigru” per eludere le indagini sul suo conto

L’inchiesta “Ten” contro la presunta cosca guidata da Giuseppe Arabia attiva in Emilia. Il boss simulò vanamente il suo spostamento di residenza a Cutro

Nella presunta strategia criminale del 59enne Giuseppe Arabia, detto “Pino u’ nigru", ci sarebbe stato anche un finto «trasferimento» da Reggio Emilia a Cutro a settembre 2020 per eludere, invano, l'attenzione degli inquirenti che in quel momento stavano investigando, nell'ambito dell'inchiesta "Billions", su un giro di falsa fatturazione in Emilia che coinvolgeva gli Arabia.

Emergono nuovi dettagli dalle carte dell'operazione "Ten" coordinata dalla Dda di Bologna che, mercoledì, ha portato all'esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite insieme a da parte di Polizia e Finanza per complessivi 20 indagati. Sono finiti agli arresti oltre a Giuseppe Arabia di 59 anni, Giuseppe Arabia (36), Nicola Arabia (40), Salvatore Messina (45), Salvatore Spagnolo (34) e Giuseppe Migale Ranieri (47).

Il blitz nella intenzioni della Dda felsinea, avrebbe disarticolato il clan di matrice cutrese attivo sulle rive del Po che sarebbe stato capeggiato dal 59enne Giuseppe Arabia, nipote del boss Totò Dragone, ucciso nel maggio 2004 a Cutro al culmine della guerra di mafia vinta dal boss ora ergastolano Nicolino Grande Aracri.
Una sanguinosa faida superata quanto pare nel segno degli affari. Giuseppe Arabia infatti, secondo gli investigatori, all'indomani della sua scarcerazione dopo la condanna comminatagli nel processo "Grande Drago", avrebbe dato vita ad un gruppo 'ndranghetista con il supporto dei sodali della cosca rivale per imporsi in Emilia. E in questo scenario, si inserisce il suo «apparente» spostamento a Cutro per dare l'impressione di voler interrompere le «attività» illecite.

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