
Il corridoio è sempre lo stesso. Fatto di luci, voci, rumori, sofferenza, attese e tensione. Non un reparto come un altro. Ma il luogo dove decidere è il primo passo. Non è un’emergenza, è l’emergenza. Perché si chiama Pronto soccorso ed è lì che le vite restano sospese, spesso in attesa di un responso. Un’unità che però da anni fa i conti con il sovraffollamento, con episodi di violenza, con pazienti esasperati, con medici al limite. Poco personale, turni massacranti.
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