
La prima sezione penale della Cassazione, in accoglimento delle argomentazioni prospettate dagli avvocati Sergio Rotundo e Alice Massara, ha respinto il ricorso della Dda di Catanzaro avverso la scarcerazione di Salvatore Vita, 50 anni, di Vibo Marina e Francesco D’Ascoli, 54 anni, anche lui di Vibo Marina, indagati per concorso nell’omicidio dell’assicuratore Michele Palumbo, ritenuto vicino al clan Mancuso di Limbadi. Il fatto di sangue è avvenuto nella frazione Longobardi di Vibo in data 11 marzo 2010.
Nel caso di Francesco D’Ascoli, la stessa Cassazione, nel respingere il ricorso della Procura, ha avallato l’annosa questione dell’applicazione della misura custodiale in materia di associazione di stampo mafioso quando si è in presenza della mancanza di attualità delle esigenze cautelari. «Si tratta di un argomento che riveste notevole importanza - hanno spiegato i due legali all’Agi - poiché offre alla difesa un ulteriore strumento per contestare i presupposti di applicazione, e soprattutto del mantenimento, della misura cautelare in materia di associazione mafiosa».
Le posizioni di Salvatore Vita e Francesco D’Ascoli restano attualmente stralciate nell’ambito del procedimento nato dall’operazione antimafia denominata «Portosalvo». Per l’omicidio Palumbo si trovano già a giudizio Michele Fiorillo, 39 anni, di Piscopio, Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, anche loro di Piscopio, e Salvatore Tripodi di Portosalvo, altra frazione del comune di Vibo.
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