In data 19 settembre 2025 la Corte d’Appello di Catanzaro, Terza Sezione Penale, ha pronunciato sentenza di non doversi procedere nei confronti di Mariano Mamone, condannato in Primo Grado dal Tribunale Collegiale di Vibo Valentia nel terzo troncone del procedimento avviato su impulso della Procura della Repubblica di Catanzaro nei confronti di diversi indagati accusati di prostituzione minorile nell’ambito di un’inchiesta scattata nel vibonese e condotta dalla Squadra mobile di Vibo Valentia nell’estate del 2016. Mamone era stato ritenuto responsabile della fattispecie di cui al Capo b) dell’imputazione, ovverosia una serie di ipotizzati tentativi di induzione alla prostituzione minorile nei confronti di due ragazzi al tempo minorenni. Già nella fase iniziale del procedimento, in capo a Mamone, al tempo difeso dall’avvocato Mario Bagnato, il Tribunale della Libertà di Catanzaro, nel revocare la misura cautelare al tempo allo stesso applicata, aveva ritenuto le dichiarazioni delle persone offese non tali ad integrare il contestato reato di tentata violenza sessuale. Le gravi accuse, pur ritenute contrastanti dal Tribunale della Libertà, sono state comunque giudicate fondate dal Tribunale Collegiale di Vibo Valentia che, in data 8 marzo 20222, aveva condannato Mamone Mariano alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione ed € 4.000,00 di multa. Il processo d’appello, nel quale il Mamone è stato difeso dall’Avvocato Francesco Matteo Bagnato, figlio del precedente difensore prematuramente scomparso nelle more tra il giudizio di Primo e Secondo Grado, ha avuto inizio nell’ottobre del 2024 e, dopo una serie di udienze, si è concluso in data odierna con la pronuncia di non doversi procedere emessa dalla Terza Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro. La difesa ha focalizzato le argomentazioni a sostegno dell’innocenza del Mamone rispetto a tutte le accuse allo stesso avanzate in quanto frutto di un narrato contrastante tra le diverse versioni delle al tempo persone offese All’udienza del 9 luglio 2025, il Procuratore Generale aveva chiesto la conferma della condanna emessa nei confronti di Mamone Mariano. A prevalere, infine, è stata la tesi subordinata sostenuta dall’Avvocato Francesco Matteo Bagnato sulla scorta della quale, trattandosi di una eventuale condotta fermatasi alla sola soglia del tentativo di induzione alla prostituzione minorile, non avrebbe dovuto trovare applicazione la disposizione che prevede il raddoppio dei termini di prescrizione di cui all’art. 157, comma sesto, c.p. in base a quanto stabilito dalla Giurisprudenza della Corte di Cassazione (cfr. Cass. Sez. III n. 35404/2016). Con tale pronuncia si conclude in maniera positiva, dunque, il calvario giudiziario di Mamone Mariano al tempo sottoposto ad una vera e propria gogna mediatica per le gravi accuse mosse nei suoi confronti.