“The good message” è il nome del gruppo musicale che il prossimo mercoledì 17 alle ore 20,30 si esibirà sul palcoscenico dell’Auditorium dello Spirito Santo a Vibo Valentia. Un nome che a qualcuno potrebbe risuonare familiare, soprattutto a coloro che hanno vissuto la propria adolescenza tra gli anni Settanta e Ottanta. Era quello il periodo in cui un gruppo di ragazzi appassionati di musica animavano le serate della movida vibonese con l’obiettivo di veicolare messaggi di fratellanza e solidarietà.
Valori cristiani che avevano modo di apprendere quotidianamente osservando l’operato del loro “maestro”, don Giuseppe De Biase, parroco dell’Oratorio Salesiano “Don Bosco”, un centro che ha radici centenarie in città e da cui sono passate diverse generazioni. Da quei momenti spensierati e in cui ogni cosa aveva un significato diverso sono passati più di quarant’anni, il tempo ha fatto il suo corso e quei ragazzi sono diventati professionisti affermati e padri di famiglia. Ognuno ha intrapreso la propria strada, qualcuno scegliendo di lasciare la città.
Eppure c’è ancora qualcosa a tenerli uniti: gli insegnamenti di generosità e di partecipazione impartiti dal loro parroco che sono serviti per orientarli nelle successive esperienze di vita. L’idea, dunque, di ritrovarsi e di offrire una serata musicale alla città non ha solo il mero gusto della rimpatriata. Lo hanno spiegato i componenti del gruppo Michelino Comito, Neno Fedele, Carmelo Genovese e Dino Camillò – affiancati dal giornalista Maurizio Bonanno – durante una conferenza stampa all’interno della sede del Circolo dei dipendenti dell’Asp. L’obiettivo dell’iniziativa è soprattutto quello di ricordare la figura di don Giuseppe De Biase e di raccontarla ai più giovani “meno fortunati di noi a vivere in un ambiente meno stimolante di quello che allora si respirava qui da noi. C’era molto fermento culturale e i ragazzi erano parte attiva della vita sociale.
Dagli anni Novanta in poi abbiamo assistito ad una grande immobilità che ha portato al degrado del territorio. Il nostro, però, è un segnale positivo che il capoluogo può rinascere dall’apatia” ha detto Fedele. Ricordare, quindi, ma senza sentimenti nostalgici come ha affermato Comito: “È giusto rendere omaggio ad un grande uomo che si è speso per i più deboli. Lui continuava ad indossare una giacca rammendata e destinava il suo stipendio ai poveri e disagiati”. Don Giuseppe De Biase era solo un giovane sacerdote proveniente dalle missioni in Guatemala quando arrivò in città, ma attorno a sé in poco tempo riuscì ad aggregare decine di giovani creando opportunità di educazione e di crescita anche per i ragazzi che provenivano da situazioni di degrado e da contesti di criminalità.
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