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Lamezia Terme, al festival Trame giornalisti e inquirenti: ecco le mafie invisibili

L'avanzata del clan Casamonica, un sistema criminale feroce per troppo tempo sottovalutato, la storia del giornalista siciliano sotto scorta Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente “La Spia.it” denuncia intrecci tra mafia, politica, affari sporchi all'ombra di quelli legali, la caduta di Gomorra innescata dal martirio di don Giuseppe Diana. Se il potere della mafia, come diceva il giudice Paolo Borsellino «è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l'unico antidoto è l'esempio della resistenza e della lotta», festival come Trame a Lamezia Terme, capace di parlare di mafia senza sconti o ipocrisie, diventa spazio unico e prezioso per coltivare germi dell'antimafia.

«Nelle periferie c'è più bisogno di parlare di mafia e attraverso la cultura si può alimentare una nuova coscienza civile - ha sottolineato Borromenti a partire dal volume “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile” (Solferino) nel dialogo con Gaetano Savatteri, direttore artistico di Trame.9 su cui ieri è calato il sipario - ma è anche fondamentale che la gente si fidi dei giornalisti, vi sono tante inchieste che, nelle periferie, hanno determinato indagini delle forze dell'ordine».

Come quelle legate al clan dei Casamonica, di cui dà conto Floriana Bulfon nel volume “Casamonica, la storia segreta. La violenta ascesa della famiglia criminale che ha invaso Roma” (Bur Rizzoli). «Ho voluto calarmi in quella realtà perché non riuscivo a comprendere come ci si potesse abituare alla violenza - ha chiarito Bulfon, dialogando con John Dickie dell'University College di Londra - . Hanno costruito il loro potere sulla pelle di persone che si sono sentite abbandonate».

«Perché lo Stato deve fare lo Stato - il monito di Giuseppe Governale, direttore della Dia, direzione investigativa antimafia - è stato consentito che una compagine criminale con tratti mafiosi si radicassi in un territorio vergine. Se le mafie negli ultimi anni sparano meno vuol dire che vanno avanti in altro modo, soprattutto la 'ndrangheta che impianta nuovi insediamenti sul territorio, come in Liguria o Emilia Romagna. Va inoltre ricordato che in Italia c'è una questione meridionale non ancora affrontata».

Un'edizione ricca di spunti, che ha visto ieri la partecipazione del presidente della Commissione antimafia che sollecitato da Savatteri, Floriana Bulfon, Paolo Borrometi, Carlo Puca ha parlato di sbloccacantieri: «Che contiene qualche misura che potrebbe arretrare la linea di contrasto ai fenomeni mafiosi, ma si farà un monitoraggio attento, è importante essere capaci di intervenire e cambiare gli strumenti con cui si combattono le mafie. Sono convinto che dovremmo aggredire con più forza non soltanto gli affiliati ma anche tutti coloro che con i loro silenzi e le loro omissioni permettono alle mafie di essere pervasive. Ed è ovvio che è essenziale l'investimento in cultura - ha detto Morra, citando la frase di Gesualdo Bufalino “per sconfiggere la mafia serve un esercito di maestri elementari” - le mafie proliferano soprattutto dove non c'è lo Stato e dove c'è ignoranza e hanno trovato una classe politica becera, credo che nel Paese bisogna affrontare seriamente una questione morale per portare avanti azioni di verità e giustizia perché sono dell'avviso che vi sono uomini che non hanno agito a favore dello Stato. A breve - ha annunciato Morra - come commissione ascolteremo Giuseppe Costanza, l'autista del giudice Falcone, che non è mai stato ascoltato».

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