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Le note di Piovani tra bellezza e stupore, spettacolo a Catanzaro

Nicola Piovani

Se dico “pianoforte”? «Mi viene in mente “vicino al piano”, l’anagramma che Roberto Benigni ha fatto del mio nome». E se dico “Calabria”? «Sento la trepidazione per il prossimo concerto».

Quello che domani sera Nicola Piovani porterà in scena al teatro Comunale di Catanzaro. Si intitola “La musica è pericolosa”, sarà un concertato nel segno dei sogni. Di quelli già realizzati con il cinema di Federico Fellini e Mario Monicelli (tra gli altri) per i quali ha composto la soundtrack de “L’Intervista”, “Ginger e Fred”, Il “Marchese del Grillo” e “Speriamo che sia femmina”. Con le canzoni di De Andrè che lo coinvolse come autore di “Non al denaro, non all’amore né al cielo” e “Storia di un impiegato”. Insieme a Roberto Benigni, da “Quanto t’ho amato” all’Oscar per “La vita è bella”.

Una performance multimediale per rifare la strada che lo ha portato a quegli incontri e ridiscuterne il senso, attraverso la narrazione del racconto teatrale in cui parola e musica si uniscono e si dividono, più che altro si concedono gli spazi che permettono all’una di arrivare dove l’altra non può. Alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di pezzi noti ma riarrangiati per l’occasione. I video di scena per integrare il racconto con fotogrammi di film e spettacoli, le immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani.

“La musica è pericolosa.” Quando…

«Quando ti tocca nel profondo, quando la ascolti con passione e attenzione, quando coniuga la bellezza con lo stupore. Quando ti cambia la musica sa essere gioiosamente pericolosa».

Anima “classica” con frequentazioni “leggere”. Si può dire?

«Si può dire, si può dire anche musicista che non trova una strada definitiva. Ma credo – aggiunge Piovani – anche che, nel 2020, mettere barriere fra “classica” e “leggera” sia come rincorrere i quarti di nobiltà nel dividere gli uomini in nobili e borghesi».

Se un compositore dirige le proprie opere, che potere ha quella bacchetta?

«Beh, anche se magari non è un direttore eccelso, un compositore ha qualcosa da far capire all’orchestra su come si esegue la propria musica. Io non avrei molto da spiegare a un’orchestra professionale su come si suona l’Incompiuta di Schubert (e infatti non la dirigo), ma su come si suona la musica de La Notte di San Lorenzo sì».

E qual è la responsabilità del direttore?

«Molto grande nel far sentire a un’orchestra, magari ipersindacalizzata, qual è il senso misterioso che vive dentro una grande partitura e, nel farlo, volare nell’animo del pubblico».

Baglioni ha definito la forma “canzone” come “arte tascabile”…

«È una bella definizione. Anche se un po’ diminutiva. La canzone è una forma di alta arte, basti pensare a Schubert o a Poulenc o a John Lennon. È un’arte molto difficile da praticare, ma nello stesso tempo è tecnicamente facile, quasi chiunque può scrivere una canzone. Per questo la maggior parte di quelle che ci capita di ascoltare è affogata nella banalità».

Nella musica ci sono dogmi che la libertà espressiva può mettere in discussione?

«L’arte consiste proprio in questa libertà espressiva: scrivere fuori dai dogmi per trovare nuove regole. L’anarchia non si addice molto alla disciplina delle partiture. Se segui lealmente la tua idea emotiva in musica, le regole stilistiche vengono da sole».

Nel teatro musicale c’è il suo futuro?

«Non solo il mio, ma quello della cultura italiana. Fra qualche secolo, mi immagino, i nostri cd, dvd, blue ray, IPod…saranno nella soffitta del modernariato o dell’antiquariato. Ma ci sarà, ne sono sicuro, qualcuno che suonerà o canterà in un teatro, davanti a un pubblico in carne e ossa».

Del passato chi le manca di più?

«Mio fratello Tonino»

“Nell’amor le parole non contano, conta la musica”…

«Vero, vero ogni giorno di più».

Il sipario si alza domani alle 21

Appuntamento domani sera, alle 21, al teatro Comunale di Catanzaro grazie ad Ama Calabria (con il sostegno del Mibact e il cofinanziamento dell’Assessorato alla cultura della Regione Calabria).

Sul palco un quintetto formato da Pasquale Filastò (violoncello e chitarra), Rossano Baldini (tastiere), Marina Cesari (sax e clarinetto), Ivan Gambini (batteria e percussioni) e Marco Loddo (contrabbasso) ad accompagnare il maestro al pianoforte.

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