Nel momento in cui tutto sembra fermarsi, a seguito della inoltrata paura da Covid-19, l'arte e la riqualificazione urbana di Antonio Saladino (Squad/rebel) continuano a stupire e a fornire un nuovo sguardo su Lamezia in chiave di attualità e identità.
Dopo diverse opere su Via Capitano Manfredi, la via di ricongiunzione con piazza Mazzini e il centro di Nicastro, con le saracinesche rivoluzionate di una delle tre pescherie e una fruttivendola, Saladino si ferma adesso alla storica edicola, tabaccheria e ricevitoria “Caruso”, attiva da ben 25 anni: l'impronta è innovativa, ricoprendo di colore un portone antico che, di generazione in generazione, con sacrificio e amore non ha mai arrestato il suo flusso di clientela.
La facciata esterna riprende l'attività, ci sono i numeri della ricevitoria, da un lato, e la Gazzetta del Sud, aperta nella pagina lametina, dall’altro. "Volevamo dare un segnale di bellezza a questo angolo di città - racconta Vincenzo Caruso, 35 anni, che affianca in questo lavoro i suoi genitori da 15 anni -, abbiamo bisogno di riscatto proprio ora che a causa dell'emergenza sanitaria non viviamo un bel momento tutti". L'idea di figurare il quotidiano è venuta fuori, grazie alla mente dell'artista, sempre tenendo conto della attualità.
"Si dice che oggi la carta stampata stia venendo meno, probabilmente è vero, come avviene pure nelle librerie, ma noi crediamo nell'importanza dei giornali, nel calore e nel valore della carta che, diversamente dal digitale, ha più lentezza e approfondimento. Nonostante la crisi possiamo affermare di aver continuato a vendere quotidiani come prima, in modo particolare le copie della Gazzetta del Sud, anche da qui la scelta dei murales. Per il futuro cediamo l’attività, nonostante la crisi non l’abbiamo mai sentita fortunatamente, perché conto di intraprendere nuove sfide personali; sono orgoglioso del lavoro fatto finora accanto alla mia famiglia”. Saladino, che questa estate aveva esposto alcune opere in mostra, non si ferma. Sono tante le azioni portate avanti negli anni e tutte a vantaggio dell’intera parte urbana della città, comprendendo non solo Nicastro, parte troppo spesso vandalizzata o trascurata dalla mancata manutenzione da parte delle istituzioni. Oltre al degrado c’è di più, insomma, e lo dimostra la sua arte, non autoreferenziale come pure accade nel mondo dell’arte e degli studiosi, ma un punto d’accesso – per tutti – da cui cogliere più opportunità. “La cultura deve ritornare un bene comune – aggiunge Vincenzo –, invece la percezione odierna è che sia diventata d’élite, dobbiamo ripensare il nostro Sud a partire dalle risorse del nostro territorio e dalla sua valorizzazione”.
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