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Bologna e Soriano Calabro: aperto il Giubileo per l’VIII centenario della nascita al Cielo di san Domenico

Il forte legame tra le due città nel ricordo del santo. “A tavola con Domenico” , il tema del Giubileo, vuole essere l’invito ad accogliere la comunione di vita

San Domenico di Guzman

"Il 6 gennaio presso l’Arca che ne custodisce il corpo, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, alla presenza del Maestro dell’Ordine Domenicano, fr. Francisco Gerard Timoner III (87° successore di san Domenico) è stato aperto l’Anno Giubilare per ricordare Domenico, l’uomo “tutto di Dio, padre dei predicatori)". E' quanto scrive don Giovanni Calcara. 

Nello stesso momento, anche a Soriano Calabro “nel santuario in cui è fiorito il culto più devoto al mondo” e che custodisce la “miracola tela” di San Domenico, avveniva la solenne Celebrazione Eucaristica al termine, il canto dell’O Spem Miram, lo svelamento della Tela, l’accensione della lampada ad olio e la recita della preghiera del Giubileo si dava inizio a questo “anno di Grazia” che, per diversi motivi, assume un’importanza particolare.

Questo legame fra le due città è patrimonio, non solo della storia dell’Ordine Domenicano, ma di quella della nostra Regione, infatti come affermava il domenicano fiammingo Cornelius Janssemboy nel 1632: “Il corpo di San Domenico riposa a Bologna, ma il suo spirito è a Soriano”

“A tavola con Domenico” , il tema del Giubileo, vuole essere l’invito ad accogliere la comunione di vita, la condivisione dell’ideale cristiano e di vita apostolica, per riflettere sull’essenziale che si trova in una tavola (il pane e il vino, cioè la Parola di Dio) che sostiene e che rallegra la nostra esperienza umana e di fede.

Il volto e la spiritualità di Domenico, non la troviamo nei suoi scritti, che non esistono, ma nell’opera dei suoi e figlie (consacrati/e  laici/laiche che lungo i secoli sono “dono di Dio alla sua Chiesa”: Alberto Magno che, oltre alla teologia e la filosofia, studia la matematica e la genetica, tanto da meritare il titolo di “dottore universale” e patrono “dei cultori delle scienze naturali”; Tommaso d’Aquino “l’uomo dell’armonia fra la fede e la ragione”; Caterina da Siena, la mistica che parla e ordina al Papa, come ai politici: “siate virili”; Vincenzo Ferrer che “era un miracolo, quando non faceva miracoli”; Giovanni da Fiesole, il beato Angelico che “dipinge quello che ha visto nella contemplazione”; Bartolomeo De La Casas che per primo “rivendicò la dignità umana degli Indios”; Francisco De Victoria “padre fondatore del Diritto Internazionale”; San Martin dè Porres e Santa Rosa da Lima che “lottano per la dignità della persona”; Marie-Joseph Lagrange che viene esiliato per aver difeso “l’approccio storico-critico alla Bibbia”; Jean Joseph Lataste che evangelizza in carcere delle donne e fonda una congregazione di suore “tutte ex prostitute”; Giorgio La Pira “il sindaco santo di Firenze”; Bartolo Longo che oltre che diffondere il Rosario, fonda a Pompei “la città della carità per i piccoli orfani e abbandonati”; Dominique Pire, nobel per la pace, per “aver lavorato a favore dei rifugiati nel secondo dopoguerra”; Pierre Lucien Cleverie, vescovo di Orano che rifiuta di fuggire e viene fatto saltare in aria, con il suo autista musulmano: “se qui Cristo, muore, qui risorge, per me e per l’Algeria”; Pier Giorgio Frassati “il giovane delle otto beatitudini”.

San Domenico è “luce della e nella Chiesa” che, tutto ha posto al servizio della “causa del Vangelo” per la sua conoscenza. Per lui, non si tratta di difendere la Chiesa, ma far conoscere la Verità di Cristo, per donare “la Carità della Verità”, conosciuta attraverso lo studio che, per lui è preghiera e contemplazione, da condividere poi nella predicazione".

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