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Al Taormina film festival il volume sul regista Vittorio De Seta

La Cineteca della Calabria attraversa lo Stretto per presentare il volume sul maestro del cinema documentario

Eugenio Attanasio e Vittorio De Seta

"Lettere dal Sud/Vittorio De Seta"  è  il titolo del libro, curato da Eugenio Attanasio con la collaborazione di Mariarosaria Donato e di Domenico Levato, edito dalla Cineteca della Calabria  che verrà presentato   nel cartellone della 67 edizione del Taormina film Festival presso la Casa del Cinema di Taormina, diretta da Ninni Panzera.Una pubblicazione, che si vale del coordinamento editoriale di Antonio Renda con Guglielmo Sirianni e Raffale Cardamone, e raccoglie lettere inedite, diari, articoli, conversazioni e testimonianze   ripercorrendo alcuni  momenti più significativi, del regista e dell’uomo, valendosi di  contributi autentici e qualificati di Mariarosaria Donato, Domenico Levato, Luigi Stanizzi, Davide Cosco, Franco Santopolo, Salvatore Tozzo, Angela Megna, Isabella Musacchio.

Un prodotto editoriale  importante che giunge al termine di un lungo lavoro effettuato dalla Cineteca della Calabria sul regista, del quale la Cineteca custodisce l’opera omnia, ed iniziato  vent’anni fa con la prima ristampa dei documentari  54’59, proseguito nelle scuole con i progetti di alfabetizzazione e di divulgazione del cinema antropologico, e che oggi varca lo stretto, nell’altra regione di Vittorio de Seta, quella Sicilia che gli diede i natali, pur essendo figlio di una illustre casata calabrese, i De seta, che  ha dato due sindaci alla città di Catanzaro alla fine dell’800. Non solo un percorso culturale ed una eredità intellettuale della Cineteca della Calabria ma anche una grande amicizia tra Vittorio De Seta e Eugenio Attanasio che ha incluso anche ricordi personali della figlia Francesca e della nipote Vera Dragone, attrice e cantante, esponente di una famiglia che si divideva tra il cinema del nonno Vittorio  e il teatro della nonna Vera Gherarducci. Nell’opera si racconta dei viaggi e dei lunghi ritorni nel meridione di un maestro del cinema che ha saputo raccontare cinquant’anni di società italiana con lo sguardo dell’antropologo e la sensibilità dell’artista.

La sua avventura comincia nel 1954 tra Calabria e Sicilia ,dove il giovane Vittorio inizia la sua  prestigiosa carriera di documentarista, in trasferta da Roma dove ha lasciato la giovane moglie, Vera, alla quale racconta, in un piccolo epistolario qui raccolto, le cose che gli succedono davanti agli occhi. Incontri epocali, come quello con Alan Lomax e Diego Carpitella, ma anche la rivelazione di una realtà, quella del meridione , fatta di contadini, pastori, pescatori, minatori,  e la straordinaria intuizione che di li’ a qualche anno si sarebbe trasformata.  Banditi ad Orgosolo è  salutato come il ritorno  del cinema neorealista nell’Italia del primo boom economico. Chi era veramente Vittorio de Seta, rampollo di una nobile e ricca famiglia del Sud, intellettuale comunista ma figlio di una madre dichiaratamente e convintamente fascista con la quale avrà un rapporto conflittuale, tanto da girare un film “ Un uomo a metà” come tentativo di autoanalisi; sarà lui stesso a presentare lo psiacanalista Barnard a Fellini. Confessandosi , De Seta parla di” cinema come metodo” , per capire lui stesso delle cose, lui che era cosi fuori dagli schemi della produzione cinematografica, da vendersi un palazzo a S. Giovanni per fare un film che spacca il mondo della cultura italiana; chi lo accusa di decadentismo, chi di individualismo, ma Moravia e Pasolini escono per difenderlo con due bellissimi pezzi. Dopo una fuga in Francia ritorna con il Diario di un maestro, anche questo qui raccontato in un Diario di lavorazione giornaliero, la sua opera eterna sul mondo della scuola, dei ragazzi. Infine il suo Buen retiro in Calabria, dove si dedica all’agricoltura, nell’uliveto di famiglia a Sellia Marina, rompendo completamente con la vita precedente. Dopo anni di completa eclissi viene riscoperto e stimolato al ritorno al cinema con il documentario In Calabria e poi con il suo testamento, Lettere dal Sahara,una commovente riflessione sulle nuove immigrazioni. C’è chi ha paragonato il suo passaggio alla cometa di Halley, chi all’avvento di un nuovo Messia per le sue visioni profetiche, De Seta resta una figura di riferimento per il cinema e la cultura italiana del ‘900.

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