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Veronica Pivetti a Catanzaro: "Il teatro forma d'arte insostituibile". L'INTERVISTA

"Stanno sparando sulla nostra canzone" è un viaggio dagli anni Settanta ad oggi

Attrice tra le più amate dagli italiani, Veronica Pivetti è riconosciuta per la sua simpatia e per l’umanità che trasmette con i suoi personaggi. Un’artista poliedrica e istrionica che riesce a esprimersi in maniera eccellente sul set di un film, di una fiction, ma anche in radio e attraverso i suoi libri. Non le fa difetto la grande umiltà e disponibilità che ha mostrato nel raccontarsi prima dello spettacolo organizzato da AMA Calabria, che andrà in scena domani sera al Teatro Comunale di Catanzaro.

Ha debuttato da poco con “Stanno sparando sulla nostra canzone”, ce ne può parlare?
«È uno spettacolo originale in cui le canzoni fanno parte del testo. Abbiamo scelto alcune tra le più famose che ricoprono tutte le epoche, dagli anni Settanta al Duemila. Inoltre i brani sono anche in varie lingue, francese, italiano, inglese».

Come sono state selezionate le canzoni?
«Non è stato facile. All’inizio erano moltissime, circa duecento, ma alla fine abbiamo optato per quelle che servono alla storia d’amore che raccontiamo. Ci sono io che ho un fidanzato appassionato e più giovane di età e un gangster, che è una figura che simboleggia un po’ il futuro».

In questo periodo non si è potuta svolgere l’attività in teatro, con quale entusiasmo è ritornata sul palcoscenico?
«Un grande entusiasmo. Non solo mio, ma anche degli attori con cui lavoro e del pubblico. Non ho mai pensato a un discorso interrotto. È inutile dire che, dopo due anni così penalizzanti per attori e pubblico, esiste ancora un po’ di diffidenza. Sicuramente ci può essere qualche problema solo per chi teme che ancora il luogo non sia sicuro, ma ho riscontrato che la partecipazione del pubblico è identica a prima. È forte la voglia di tornare alla normalità».

Calcare il palcoscenico è una esigenza per voi attori.
«Un attore ha bisogno del palcoscenico. Per me lavorare è una scarica di adrenalina, ne ho bisogno è una parte del mio lavoro. Penso che anche la gente abbia bisogno di una forma d’arte insostituibile come il teatro. Sicuramente non è come accendere la televisione e pensare di essere a teatro».

Non solo cinema, teatro, televisione e radio. Sta scrivendo anche un libro.
«Si, è il mio quarto libro che probabilmente uscirà tra circa due mesi per Mondadori. Sono tutte forme diverse di comunicazione su cui si basa il mio mestiere e mi piace raccontare come succede anche in questo spettacolo».

Il suo debutto è avvenuto con Carlo Verdone in “Viaggi di nozze”, nel quale interpretava il personaggio di Fosca. Cosa le è rimasto di quel periodo?
«L’ho vissuto con grande divertimento. Fosca era un personaggio estremo, paradossale. Sicuramente il mio contrario, ma per un attore è molto bello entrare nei panni di un personaggio che è lontanissimo da sé stessi. Si ha la possibilità di sondare le proprie corde, per cui è stato estremamente divertente. Più era triste il personaggio più era divertente. Poi con Carlo è andata molto bene perché lui è stato un grande maestro, una grande guida».

Cosa succederà adesso?
«La tournée è partita quattro giorni fa e andrà in molte parti d’Italia. Contemporaneamente ci sarà l’uscita di questo libro e continuerò a essere presente nel programma di Gramellini, “Le parole”, su Rai3. Ho ricevuto anche una proposta di partecipazione a una fiction abbastanza interessante, che mi piacerebbe andasse in porto».

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