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TarantaCeltica, i ritmi del nostro Sud e la musica irlandese stasera a Montauro

L'atteso concerto nell'ambito del Festival d'Autunno. Parla del progetto il percussionista Andrea Piccioni

I ritmi incessanti del Sud che si sposano col fascino della musica irlandese. Due mondi diversi tenuti insieme dalla musica, linguaggio universale per antonomasia. Questa sera, nell’ambito della ventesima edizione del Festival d’Autunno, diretto da Antonietta Santacroce, la Grangia di Sant’Anna a Montauro, in provincia di Catanzaro, ospiterà l’atteso concerto dei TarantaCeltica, espressione di un progetto internazionale nato dall’idea dei maestri percussionisti Andrea Piccioni e Dave Boyd.

Piccioni è un rinomato percussionista che ha collaborato con artisti come Bobby McFerrin, Paul McCandless, Donal Lunny; Boyd è un compositore che ha lavorato con la Royal Shakespeare Company, nei teatri nazionali di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Lo spettacolo TarantaCeltica, sostenuto dall’Istituto italiano di cultura a Dublino e da Culture Ireland, ha già fatto il suo debutto con un concerto in prima mondiale a Clonmel, nella contea di Tipperary, in Irlanda, lo scorso aprile. Il concerto di questa sera nell’affascinante cornice della Grangia aprirà la tournée italiana.

Maestro Piccioni, com’è nata l’idea di questo progetto?
«TarantaCeltica nasce dall’incontro che si è sviluppato nel corso degli anni fra me e il collega irlandese Dave Boyd, che suona lo strumento a percussione principale della musica irlandese, il bodhran. Attraverso l’incontro dei nostri strumenti e dei rispettivi linguaggi delle nostre tradizioni ci siamo resi conto di avere molti più punti in comune che differenze; perciò è scaturita questa idea di provare a fondere i due elementi legati agli stili tradizionali. Per quanto riguarda me, allo stile della Calabria, che ritegno sia quello che abbia più assonanze con la musica irlandese, da un punto di vista ritmico, naturalmente».

La musica, dunque, come linguaggio che unisce mondi differenti…
«Esatto, la sfida è proprio questa: come riuscire a fondere due mondi musicali così forti, così radicati e con delle similitudini, ma anche con grandi differenze, senza rischiare l’identità dell’uno o dell’altro, ma anzi andando a fondere i due linguaggi, alla ricerca di un qualcosa di nuovo e di inaspettato, e speriamo anche di coinvolgente».

Come ha risposto il pubblico al concerto del debutto in Irlanda?
«La risposta è stata magnifica, ed è stato bellissimo vedere la gente, a un certo punto, alzarsi e ballare, come è successo ogni volta sulle nostre tarantelle. Speriamo di cuore di sortire lo stesso effetto in Calabria».

Il progetto è sostenuto dall’Istituto italiano di cultura a Dublino. Quanto è stato importante questo sostegno?
«ll nostro progetto ha trovato subito l’entusiastico supporto dell’Istituto di cultura di Dublino e di Culture Ireland che è un altro istituto molto importante in Irlanda che ci ha sostenuto in maniera attiva. E poi l’associazione Arpa in Italia che sta collaborando con noi per il tour, il Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese, dove insegno il mio corso di tamburi a cornice. Non ultimo un sostegno della Comunità europea. Tutte queste realtà hanno aderito a un’idea, perché non avevamo nulla di pronto e questo è straordinario, perché hanno valutato la bontà del progetto ed oggi è un sogno che diventa realtà».

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