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Luci e ombre sulla cipolla di Tropea, il pericolo è la contraffazione

È il terzo marchio d’Italia per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli. Assieme alle mele del Trentino e a quelle della Val di Non, infatti, è la cipolla rossa di Tropea a tenere banco. Conosciuta in tutta il mondo per le sue qualità organolettiche, nel suo decennale cammino con la certificazione di qualità Ipg ha guadagnato sempre più fette di mercato e oggi figura anche tra gli ingredienti fondamentali dei prodotti di grandi gruppi industriali. Lo riporta in un servizio la Gazzetta del Sud in edicola.

Insomma la “rossa” di Tropea, divenuta poi con il marchio Igp, di Tropea-Calabria è diventata una “signora” delle tavole e viene ricercata dai palati più fini. Rispetto al secolo scorso si è estesa la zona di produzione oggi compresa in tre province: Vibo (con i territori dei comuni di Pizzo, Vibo, Briatico, Parghelia, Zambrone, Zaccanopoli, Zungri, Drapia, Tropea, Ricadi, Spilinga, Joppolo e Nicotera); Catanzaro (Nocera Terinese, Falerna, Gizzeria, Lamezia Terme e Curinga); Cosenza (Fiumefreddo, Longobardi, Serra d’Aiello, Belmonte e Amantea). In pratica buona parte della fascia tirrenica calabrese.

Complessivamente sono 107 le aziende che certificano il prodotto, 55 delle quali fanno parte del Consorzio di tutela della cipolla rossa di Tropea-Calabria, presieduto dal vibonese Pino Laria, ma è il 90 per cento del prodotto a essere certificato. Un quantitativo non indifferente considerato che dai 15mila quintali del 2008 si è passati agli attuali 300mila, secondo i dati forniti dal Consorzio.

Ma come tutte le medaglie anche questa della “rossa” ha due facce. Una è quella che parla dei successi ottenuti nel corso di questi primi dieci anni di marchio Igp – un traguardo raggiunto con caparbietà e sudore grazie, soprattutto, alla determinazione dei produttori e di Simone Saturnino, agronomo oggi agente vigilatore del disciplinare di cui è stato uno dei padri fondatori – e delle difficoltà (soprattutto climatiche) per riuscire a garantire il prodotto; l’altra è quella che descrive Francesco Melograna, piccolo imprenditore di Briatico (nel Vibonese) il quale già in passato aveva adombrato pericoli di contraffazione del prodotto. Oggi Melograna ritorna alla carica e lo fa attraverso due denunce ai carabinieri: una presentata ai primi di ottobre; un’altra (di integrazione alla precedente) soltanto pochi giorni fa.

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