Si è appena concluso a Roma, il secondo incontro sindacale con Il Consorzio Leonardo e la Cooperativa ACAPO, per definire le modalità del cambio d’appalto per la Commessa ROMA CAPITALE, oggi gestita da Abramo CC Crotone con 107 lavoratori, sui quali grava una procedura di licenziamento collettivo. “Lontani da una soluzione positiva” Lo dichiara Francesco Canino, Segretario Generale della FISTEL CISL CALABRIA”.
La Cooperativa aCAPO ha formalizzato la sua proposta per assorbire i 107 lavoratori impattati, confermando la volontà di aprire una sua sede su Crotone, e informando che a tal fine ha già preso contatti con Abramo per affittare degli spazi nell’attuale sede. Invece nessuna disponibilità è arrivata sul mantenimento degli attuali livelli retributivi dei lavoratori, in quanto aCapo ha dichiarato che questo comporterebbe un costo del lavoro insostenibile di circa 400.000 euro in più, rispetto al valore di aggiudicazione della gara.
“Per noi”, prosegue Canino, “questa proposta è assolutamente irricevibile in quanto da un calcolo approssimativo per difetto produrrebbe un abbattimento del salario per alcuni avoratori (FT) di circa 400 euro. Ad essere sinceri non è che ci aspettassimo molto da questo incontro. Il problema infatti è a monte e dipende dalla possibilità che hanno le aziende di eludere l’accordo sui cambi d’appalto (clausole sociali), che sono parte integrante dell’attuale CCNL delle TLC, partecipando alle gare per attività di CALL CENTER applicando, come in questo caso, il CCNL delle Cooperative Sociali. Un contratto che non ha nulla a che vedere con i profili professionali di un operatore di CALL CENTER, ma che consente di partecipare alle gare, applicando un costo minimo orario più basso di quello previsto dalle tabelle emanate con decreto direttoriale del Ministero del Lavoro nel 2018. La cosa ancora più assurda e paradossale è però che questo problema lo abbiamo principalmente negli appalti pubblici dove la CONSIP, stazione appaltante sotto il diretto controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, non prevede nei propri bandi l’applicazione della clausola sociale e del costo minimo orario stabilito dal Ministero del Lavoro per la l’attività di CALL CENTER. In questo situazione paradossale, denunciamo l’irresponsabile atteggiamento del governo, in quanto da settimane i Ministeri Competenti sopra citati, non hanno dato riscontro alla richiesta di convocazione delle Segreterie Nazionali, e sappiamo che solo in sede istituzionale potrà essere risolto il problema. Per quanto ci riguarda,” conclude Canino, “nessun accordo è possibile senza l’applicazione integrale delle Clausole Sociali previste dal CCNL delle TLC. È in gioco la tenuta occupazionale e salariale dei 107 lavoratori impattati ma anche quella dell’intero settore. Per questo invitiamo le forze istituzionali e politiche calabresi, a mobilitarsi a sostegno di questa vertenza”
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