Il commercio online, i centri commerciali, il calo demografico, la crisi pandemica. Tanti elementi che, messi assieme, stanno concorrendo ormai da anni a minare le basi del commercio “tradizionale” nelle città, in particolare nei centri storici. E anche quello di Catanzaro non sembra fare eccezione, sostiene un’analisi di Confcommercio realizzata in collaborazione con il Centro studi “Tagliacarne” che focalizza l’attenzione sul periodo 2012-2013 e nella quale si legge un processo di desertificazione commerciale delle città italiane. Una tendenza, dunque, nazionale che sta spingendo a interventi e pianificazioni a livello locale.
I freddi numeri descrivono una realtà complessa in città, a fronte di un calo di 101 imprese: nel 2012 il commercio al dettaglio vedeva 233 imprese nel centro storico e 909 sul resto del territorio cittadino; nel 2019 i dati si attestavano rispettivamente su 200 e 862 per “planare” a 148 e 726 a giugno 2023. Nel comparto alberghi, bar ristoranti, i dati mostrano, invece, una certa vivacità, anche se maggiormente al di fuori del centro storico dove comunque sembrano limitarsi i danni: nel 2012 il centro storico contava 69 attività, 277 nel resto della città; nel 2019, 64 e 329, a giugno 2023, 53 e 333.
Numeri che finiranno sul tavolo del confronto a livello cittadino per individuare le strategie future volte a consolidare i punti di forza e a puntellare i settori più fragili.
L’assessore alle Attività economiche, Antonio Borelli, spiega in una conversazione telefonica che i dati mostrano una tendenza ormai decennale a livello nazionale: «Il sistema dell’economia urbana – evidenzia – ha necessità di trovare nuove leve di sviluppo, per incidere sull’effervescenza della comunità stimolando un passeggio non solo destinato all’acquisto ma anche a far rivivere questi luoghi».
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