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Liberalizzazione degli affitti commerciali, Scoppa (Confedilizia Calabria): richiesta depositata in Cassazione

Sandro Scoppa

«E' necessario, e non è più procrastinabile, operare fattivamente per l’abrogazione di quella parte residua che ancora sopravvive della legge dell’equo canone, la quale continua ancora a ingessare le locazioni di immobili a uso diverso da abitazione, ossia commerciali, artigianali, professionali, alberghieri, che sono vitali in una società aperta e libera, che ha scelto l'economia di mercato. Occorre, in sostanza, restituire piena libertà alle parti, esaltando la loro autonomia contrattuale e valorizzando la vera cooperazione spontanea tra soggetti che si riconoscono e rispettano, e ripristinare le dinamiche di mercato, che è un processo dinamico di rivalità e competizione che si svolge nel tempo». Lo ha affermato, in una nota, il presidente di Confedilizia Calabria, Sandro Scoppa.

«È questo l’obiettivo - ha evidenziato Scoppa - che si pone la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da L’Opinione delle Libertà, il giornale politico più antico d’Italia, il cui iter ha preso avvio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della richiesta depositata in Cassazione. Si tratta di un’iniziativa di fondamentale importanza, alla quale sono chiamati a fornire il loro sostegno tutti coloro che hanno a cuore la libertà di scelta e la proprietà privata, il progresso economico e sociale, e siano nello stesso tempo consapevoli che, come ha scritto Ludwig von Mises: "La proprietà privata […] è il terreno d’impianto e di coltura della libertà, dell’autonomia dell’individuo, e in ultima analisi di qualsiasi sviluppo della vita spirituale e materiale"».

Scoppa ha anche ricordato che «ha ampiamente superato i quarant’anni di vita la legge dell’equo canone, varata negli anni dei governi cosiddetti di “Solidarietà nazionale”, guidati dall’on. Giulio Andreotti, che ancora oggi regola gli affitti commerciali. L’altra parte del medesimo provvedimento, che riguardava le locazioni per esigenze abitative è rimasta in vigore sino al decreto del governo Amato del 1992 ed è stata poi definitivamente abrogata con la legge Zagatti del 1998».

Secondo Scoppa «è una legge che, a ben vedere, non doveva essere neppure adottata, posto che già all’epoca aveva alle spalle ben 60 anni di fallimenti di quel regime vincolistico, nato in prossimità della fine della Grande guerra e proseguito ininterrottamente sino ai giorni nostri, che la ricomprendeva. Né può essere oggi alleggerita dalle incrostazioni del tempo, riformata e mantenuta in vigore, ma deve essere prontamente abrogata e rimossa. Riflette infatti un esperimento che non ha raggiunto alcuno degli obiettivi che i suoi fautori intendevano perseguire e ha prodotto molti più problemi di quanto sia stata in grado di risolvere, soffocando la vitalità del mercato immobiliare e riducendo il valore creato dagli scambi e dalla concorrenza, rendendo impraticabili le soluzioni e gli incentivi che questa determina. I danni prodotti sono sotto gli occhi di tutti e comprendono in larga misura la desertificazione commerciale dei centri urbani delle città, il loro degrado, la rarefazione dell’offerta di immobili a uso diverso dall’abitativo e delle iniziative imprenditoriali, i problemi di sicurezza».

«Del resto, quali obiettivi poteva mai raggiungere un provvedimento legislativo come quello in esame, che si poneva e si pone in stridente contrasto con i principi dell'economia, i quali, diversamente dai proclami della politica, sono senza tempo e non sono soggetti a capovolgimenti? Essi hanno infatti insegnato che il mercato delle locazioni immobiliari funziona esattamente come tutti gli altri mercati di beni e servizi, ed è concorrenziale, ossia è un processo dinamico di rivalità e competizione che si svolge nel tempo. Il che significa che i proprietari non hanno “potere di mercato” e sono costretti a soddisfare i conduttori o a perderli in favore di altri proprietari, i quali possono entrare nel mercato e rispondere alla domanda di immobili. La concorrenza tra proprietari produce inoltre un flusso sempre maggiore di beni, di qualità migliore e a prezzo sempre minore, che rende possibile un incremento dello standard di vita per tutti sia dal punto di vista qualitativo sia da quello quantitativo A loro volta, gli affittuari possono spostarsi verso altri immobili, a causa delle peggiori condizioni, delle clausole più restrittive o dei canoni più elevati».

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