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Catanzaro, il porto che verrà: 41 milioni per salpare

I dettagli del progetto di completamento della struttura tra ambizioni e sostenibilità dell’operazione di project financing. Sul tavolo anche la prospettiva di una concessione di 50 anni per attirare capitali privati. Mancuso: si guardi pure ad altre ipotesi. Fiorita: vogliamo portare presto barche e turisti

Un obiettivo strategico: aprire Catanzaro al Mediterraneo. E un imperativo categorico: fare presto. Due linee guida che dovranno caratterizzare il porto del capoluogo di regione nel prossimo futuro, nel giro di un paio d’anni. La scadenza è stata ribadita ieri nel corso della presentazione del progetto dei lavori di completamento sotto il profilo della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Una panoramica ampia, arricchita dai contenuti del piano economico finanziario redatto dall’advisor Kpmg e volto ad agevolare il coinvolgimento di operatori privati qualificati, e dalle “spalle larghe”, in una missione che richiederà corposi investimenti.

Cambiamenti e risorse

Dagli anni ’50 ad oggi la struttura ha cambiato pelle diverse volte, anche per via di eventi catastrofici (come la mareggiata del 1972). Ma il mutamento che lo attende ora sarà quello più incisivo, perché dovrà imprimere una svolta turistica al capoluogo di regione: oltre 400 posti barca (il doppio degli attuali), nuova viabilità e più servizi. Sul tavolo ci sono poco più di 30 milioni: i 20 mln stanziati con i Pac nel 2011 più altri 12 mln messi dalla Regione l’anno scorso per fare fronte alle prescrizioni ministeriali emerse dalla Valutazione d’impatto ambientale. Ma il costo complessivo si aggira intorno ai 41 milioni di euro, in base agli ultimi calcoli; non a caso l’amministrazione comunale ha optato per il partenariato pubblico-privato, per captare maggiori risorse in cambio di una concessione che potrebbe essere anche cinquantennale.

I punti di vista

Nel corso del confronto non è mancato qualche dubbio. Come quello espresso dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso per il quale si dovrebbe anche contemplare la possibilità di realizzare l’investimento con le risorse disponibili e prospettare così proventi diretti per il Comune «che avrebbe poi più fondi per dare maggiori servizi e migliorare la città».
Una chiave di lettura che entrerà a far parte comunque del confronto politico-tecnico in corso, volto a dare a Catanzaro «un bel porto, il più importante della regione, il più attrezzato e moderno e un soggetto capace di gestirlo», come prospettato dal sindaco Nicola Fiorita che ha evidenziato la lunga attesa che il capoluogo ha finora nutrito verso questa struttura deputata a «cambiare la nostra città e farci diventare meta turistica». Obiettivi ribaditi dalla vicesindaca Giusy Iemma (titolare delle deleghe allo sviluppo del sistema portuale e politiche del mare) che ha voluto rimarcare il lavoro «strategico» svolto dal rup Laura Abramo e dal dirigente Giovanni Laganà. Ma ha anche messo in rilievo l’ambizione di fare dell’infrastruttura una «porta sul Mediterraneo, che consenta di unire le realtà più belle della nostra costa» ma anche di valorizzarne le ricchezze naturalistiche e archeologiche. Quanto alla scelta del partenariato pubblico-privato ne ha fatto anche una questione di necessità di ulteriori risorse, precisando che «l’intervento privato dovrà andare anche oltre il completamento, con riqualificazione estetica e funzionale ed erogazione di servizi».

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