Le “istantanee” più recenti, per misurare la distanza tra la realtà e il dibattito politico, sono quelle che arrivano non da uno sperduto paesino dell’entroterra ma da Tropea, dove anche cambiare medico di base diventa un’impresa non adatta ai deboli di cuore, sebbene siano proprio le persone fragili quelle che ne hanno più bisogno. Per non parlare di ciò che avviene ogni giorno nelle aree interne, dove ambulanze senza medici arrancano su strade disastrate e i reparti degli ospedali - o meglio degli unici presidi sanitari rimasti a garantire la salute di decine di migliaia di persone - vengono asciugati di mezzi, personale e di ogni loro funzione eccetto, ovviamente, quelle utili a favorire carriere professionali e politiche.
È con una situazione simile che il dibattito di questi giorni dovrebbe misurarsi. È di fronte a queste, altre e più gravi difficoltà che ogni amministratore locale dovrebbe mettere da parte ogni titubanza e piazzarsi in prima fila, in ogni sede, a pretendere null’altro che un minimo di servizi primari per chi è sempre più costretto, se può, a pagare per curarsi, e se non può a elemosinare come se fosse un favore ciò che invece è un diritto sancito dalla Costituzione.
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