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Il catanzarese Eman sta...tornando a casa. Martedì a Cosenza per raccontare il nostro tempo

Con il suo "Tutte le volte tour" testimonierà la voglia di ricominciare, anzi di rinascere dopo il lunghissimo stop

"Tornare a suonare dal vivo in Calabria è un modo per ricominciare". Eman

Eman torna... a casa. Emanuele Aceto, ovvero Eman, cantautore catanzarese d’ispirazione intimista e dalla voce potente, approda a “#Restartlivefest”, la rassegna promossa da L’AltroTeatro in collaborazione con Regione Calabria e l’Amministrazione Comunale di Cosenza. Grande spazio ai talenti calabresi nel programma della manifestazione, che ospiterà Eman martedì alla Rendano Arena.

Eman ha sempre toccato generi come electro rock e musica d’autore contemporanea e, ripartendo da Cosenza con il suo “Tutte le volte tour”, proporrà buona parte dei brani degli album “Come aceto”, “Amen” ed “Eman”, compresi i singoli “Icaro”, “Giuda” e la stessa “Tutte le volte”. Una scaletta corposa, dopo due anni di fermo, per un live molto ricco in cui l’artista sarà accompagnato dai musicisti Daniele Greco alla chitarra, Francesco Calabretta al basso e Mattia “SKG” Masciari come dj con macchine, synth e altri strumenti elettronici.
«Tornare a suonare dal vivo in Calabria è un modo per ricominciare con grinta e ricevere quell’affetto che un po’ è mancato – ci ha detto l’artista – . Fare musica è bellissimo, ma senza i live è un lavoro a metà».

Infatti è un ritorno a casa, che ha un senso, anche in rapporto ai tuoi inizi che sono avvenuti sulla scena reggae e dancehall della tua regione.
«Ho studiato proprio a Cosenza, che per me è una seconda casa, dopo Catanzaro. Tornare ogni volta dal luogo in cui si è ripartiti è una bella sensazione. Ho iniziato a suonare qui molto giovane con le prime band a 14 anni, poi intorno ai 18-20 anni ho portato il reggae in giro per l’Italia, definendo il mio suono, la mia idea di musica. È stato un inizio classico, che sa di antico, perché oggi si va da zero a cento con i talent. Oggi è più semplice farsi un po’ di followers su Instagram e poi avere un contratto discografico. È tutto un altro gioco».

La musica per te è stata una vera terapia perché ti ha aiutato a combattere la balbuzie. Quanto può aiutare l’arte, soprattutto nell’attuale momento storico?
«Penso che tutti abbiamo intuito quanto sia utile riscoprire i propri ascolti e la propria musica, perché l’arte fa bene all’anima. Ci sono brani che curano la tristezza o ispirano quando si è innamorati. Oggi si tende a pensare che nutrire l’anima sia un atto obsoleto, ma non è così. La musica non cambierà il mondo, ma senza dubbio dà un altro sapore alle tue giornate, ti fa pensare, in modo che possa essere tu a cambiare le cose».

Sei un’artista che racconta la vita e la società spaziando tra generi diversi, come il dark e la musica di ispirazione internazionale. In che modo con Masciari, tuo coautore e produttore, create i brani dal punto di vista del sound e dei testi?
«Cimentarsi in diversi generi oggi è tipico di molti artisti. Si tende ad essere più fluidi, per cui esiste un “gender fluid” musicale. Io e Mattia traiamo ispirazione da cose diverse, ma poi le nostre strade si ricongiungono; iniziamo a lavorare in autonomia, e quando mi invia la sua musica, immagino di quale argomento possa parlare: magari di una tematica a me cara che vorrei trattare. Mi piace mettere a nudo dei punti di vista, parlare di specifici argomenti».

Durante il periodo di fermo hai lavorato ad un nuovo album. Cosa puoi anticiparci?
«Il primo album si differenziava dal secondo e anche il terzo ha una sua anima, col suo fil rouge, ma credo che il prossimo sia un album più maturo, di cui si potrà già ascoltare qualche brano dopo l’estate. Diciamo che è lo specchio dei miei tempi».

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