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"Tony Bennet mi disse che dovevo fare la cantante": Chiara Civello stasera a Tropea

Il “Sono come sono Tour – Estate 2023” farà tappa anche in Sicilia, il 27 luglio a Polizzi Generosa, il 29 a Palermo e il 20 agosto a Castelbuono

Sperimentazione, esplorazione di altri linguaggi e voglia di andare oltre un solo genere musicale, la cifra artistica di Chiara Civello, cantante e compositrice dal background internazionale e interprete italiana fra le più raffinate. Stasera (ore 21.00) l’artista romana porterà il “Sono come sono Tour – Estate 2023” all’Anfiteatro del Porto di Tropea, per l’apertura del primo Blue Carpet Festival, rassegna musicale organizzata da Porto di Tropea Spa con la direzione artistica di Maria Teresa Marzano (il tour farà tappa anche in Sicilia, il 27 luglio a Polizzi Generosa, il 29 a Palermo e il 20 agosto a Castelbuono, ndr).

Accompagnata da Stefano Costanzo (batteria), Ameen Saleem (basso e contrabbasso) e Dario Bassolino (piano e tastiere), Civello spazierà da pezzi originali firmati con e da Bacharach, Bianconi e Dimartino a cover di Michel Legrand, Endrigo e Morricone. Il concerto prende il titolo dall’ultimo singolo “Sono come sono”, cover di “Olhos Coloridos” (Sandra de Sá), scritta col caltagironese Kaballà (Pippo Rinaldi). Un inno boogie funk alla libertà di essere se stessi e amare, come tutta la musica dell’artista.

“L’idea del brano nasce l’estate scorsa dall’esigenza di inserire un pezzo funky nel mio repertorio dal vivo – ci dice l’artista – Per la versione italiana, con Pippo abbiamo esteso il significato del testo a forme di discriminazione odierne come body shaming, omotransfobia e bullismo. Temi scottanti che hanno portato a creare, dall’inno al meticciato dell’originale brasiliano, un inno alla libertà di essere e di amare”.

Quindi la musica come mezzo per abbattere barriere e pregiudizi...   

“L’arte ha una grande potenza perché arriva all’altro attraverso le vibrazioni dei sensi. Quando si riesce ad avere un’evidenza sul corpo, toccato musicalmente a livello emotivo, è indice che il sentimento arriva. E l’arte è esperienziale, ha il potere di illuminarci”.

Ti sei formata a Boston e New York e hai spaziato fra jazz, musica brasiliana e canzone francese, accanto a grandi nomi internazionali. Da cosa nasce questa voglia di confrontarti con culture musicali diverse?

”Nasce dall’aver assaporato molto presto questa pluralità artistica, dal mio trasferimento in gioventù negli Stati Uniti. La pluralità è diventata da modus vivendi  cifra artistica del mio percorso. La mia coinquilina era Antonia Bennett, la figlia di Tony; il mio primo padrino musicale è stato Burt Bacharach e sono stata corista di James Taylor. Ho avuto così tante esperienze che mi hanno portata a non concepire un solo modo di fare musica; secondo me la musica è un punto d’incontro, un percorso dove ci si incontra a metà strada e in cui c’è una metà che non conosci.”.

Un tuo ricordo di Bacharach e Bennett, scomparso nei giorni scorsi, che ti ha definita la miglior cantante jazz della tua generazione.

“Mi sento molto fortunata per essere stata supportata da due icone così importanti. Bacharach mi ha insegnato tanto a livello di scrittura, di come strutturare una canzone, ad esempio. L’amicizia con Tony risale invece agli anni di Boston, e lui mi incoraggiò tantissimo a diventare una cantante. A 18-19 anni non ero sicura che la musica sarebbe stata la mia vita, e lui mi disse “Se non sei convinta tu, ti convinco io. Devi fare la cantante”. E ci aveva visto giusto”.

 

 

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