Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Pfm, un’icona della musica che non smette di sperimentare

Nostra intervista a Franz Di Cioccio. Stasera il gruppo si esibirà a Sant’Eufemia Lamezia per Ama Calabria

Non è una cosa comune essere considerato dalla rivista inglese Prog UK una delle 100 icone della musica che hanno cambiato il mondo. Franz Di Cioccio lo è diventato per la sua storia con la Premiata Forneria Marconi, band italiana tra le più apprezzate nel nostro Paese e nel mondo. Una vita, la sua, dedicata interamente alla musica. La sua carriera non racconta solo l’appartenenza al rock progressivo della PFM, ma anche preziose collaborazioni, tra gli altri, con Mina, Lucio Battisti, Adriano Celentano e Fabrizio De André, al quale disse «Fabrizio, tu scrivi bene, ma ora le canzoni te le arrangiamo». Un modo di apparire guascone, ma che dimostrò con i fatti di essere in possesso della sicurezza che appartiene ai grandi personaggi. La PFM si esibirà questa sera nell’area esterna dell’Abbazia Benedettina di Sant’Eufemia Lamezia, in un concerto organizzato da Ama Calabria.

Prima di diventare la PFM eravate I Grifoni, poi I Quelli. Come siete passati dal beat al prog?
«Ai nostri inizi avevamo un’esperienza musicale di un certo tipo, che con il tempo è aumentata. Abbiamo cominciato a lavorare sulla musica, sperimentando cose nuove. Ciò che proponevamo non veniva trasmesso nelle radio. Eravamo un gruppo votato a fare una scelta musicale che a quell’epoca era molto sentita».

Il vostro modo innovativo di concepire la musica era chiaro sin dagli inizi. In “Impressioni di settembre” non esisteva un ritornello cantato. Una decisione che stupì favorevolmente.
«Sono contento che tu me lo dica. Il nostro ritornello, che era solo musicale e con una sonorità completamente nuova, ha preso tutti. In quel brano, che narrava una storia che iniziava all’alba in mezzo alla campagna, ad un certo punto arrivava una musica talmente forte che non hai bisogno di cantare come un ritornello, ma te lo godi di più perché non devi né fischiettarlo e né cantarlo».

Avevi la passione per la pittura, poi sei diventato un affermato batterista e non hai disdegnato di cimentarti con il canto...
«Quando ho iniziato ho cantato e sono andato anche al Festival di Sanremo. Facevo il session man, suonavo in dischi di altri e ho realizzato anche cose in cui cantavo per conto mio. Però fare il cantante e basta non è una cosa che mi ha preso sensibilmente, potevo benissimo cantare suonando la batteria, quindi ho scelto dei brani in cui potevo fare entrambe le cose contemporaneamente. Non ho mai finito di imparare e ancora oggi mi rinnovo perché vado alla ricerca di qualcosa da scoprire. Questa è la passione che mi rende felice di fare questo lavoro».

Per il successo che avete ottenuto in tutto nel mondo, ritieni che il prog italiano sia superiore a quello inglese?
«Sicuramente ha un calore diverso, perché gli inglesi hanno un loro modo di concepire la vita. Noi siamo più espansivi quindi anche la nostra musica, pur essendo spesso complessa».

Cosa ci aspetterà nel concerto di Sant’Eufemia Lamezia?
«Sicuramente un bellissimo concerto. Ci saranno dentro molte cose anche improvvisate, mai sentite, perché è bello vedere il pubblico che con il viso esprime ciò che hanno ascoltato e ciò che non hanno mai ascoltato. Sarà un concerto da PFM insomma».

Caricamento commenti

Commenta la notizia