Servizi che non ricevono dallo Stato la copertura adeguata. Una distorta perequazione dei fondi di solidarietà comunale su cui il neo-costituito comitato indipendente “Calabria Sociale” intende fare battaglia, iniziando dalla denuncia politica della mancata applicazione della Costituzione e della legge dello Stato in riferimento ai fondi di solidarietà comunale. A tale fine, un primo incontro si svolgerà a Tropea sabato prossimo 20 luglio alle ore 17, nella sala dell’ex monastero di S. Chiara, con presenti diversi consiglieri comunali di Tropea e dei comuni limitrofi, i consiglieri provinciali del Vibonese Antonella Grillo, Antonio Zinnà e Daniele Vasinton, diverse realtà sociali e l’assessore al bilancio del Comune di Cinquefrondi Flavio Loria, primo Comune calabrese a presentare ricorso contro la distorta perequazione dei fondi.
Uno degli scopi del comitato, fondato da Domenico Cortese, Michele Purita, Antonio Simonelli e Alessio Bonello, è far sì che i consigli comunali deliberino delle mozioni congiunte che chiedano alle istituzioni governative iniziative decise per limitare i danni economici già provocati dal federalismo, nonchè quelli che occorreranno in caso di attuazione dei pre-accordi sull'autonomismo differenziato di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Nello specifico quello che il comitato denuncia è che dal 2011 i servizi di Amministrazione, Istruzione, Polizia Locale, Viabilità, Rifiuti, Servizi Sociali e Asili Nido non ricevono dallo Stato la copertura adeguata, prevista dalla Costituzione (art. 119) e dalla Legge n. 42 del 2009, per sopperire alla differenza tra fabbisogno – calcolato dallo stesso Ministero – e capacità fiscale. "Per mantenere i servizi esistenti in tutti i comuni delle regioni a statuto ordinario il Ministero stesso dichiara che occorrerebbero 33 miliardi di euro, ma ne mette sul piatto solo 25 - evidemnziano i promotori di "Calabria Sociale". Questo perché lo Stato ricava questi soldi solo dalle tasse dei comuni stessi (“solidarietà orizzontale”), mettendo in conflitto i comuni più ricchi con i più poveri. Inoltre se un comune, per esempio, non ha asili nido, secondo le regole contabili attuali non ne ha diritto. Infatti, per le regole che usa il Ministero, una città contabilizza come fabbisogno solo i servizi che possiede già. Non vengono assicurati i Livelli Essenziali delle Prestazioni, come Costituzione e legge invece indicano".
Rispetto a ciò che indicherebbe la Costituzione - secondo i dati del comitato indipendente costituito a Tropea - solo nel 2018 nel Vibonese, Tropea ha avuto un ammanco di 1.397.601 (1 milione e 397mila) euro, Ricadi di 1.298.551 (1 milione e 298mila) euro, Drapia di 318.319 euro e Parghelia di 318.941 euro. In provincia di Cosenza per Rende l'ammanco indicato è di 5.803.889 (5 milioni e 803mila) euro, Montalto Uffugo 4.495.982 (4 milioni e 495mila) e Cosenza 889.333 euro.
Scorrendo i dati forniti dal comitato a Lamezia Terme l'ammanco è stato calcolato in 11.007.439 (11 milioni) di euro, fino ad arrivare a Crotone che si stima abbia un ammanco di 10 milioni, Catanzaro di 9 milioni, Vibo Valentia di più di 4 milioni e Reggio Calabria addirittura di 31 milioni.
"Molti Comuni - sottolinea "Calabria Sociale" - hanno presentato ricorso al Presidente della Repubblica. Tra quelli calabresi: Cinquefrondi, Marcellinara, Amaroni, Melicuccà, Petilia Policastro, Cicala, Mormanno, San Giorgio Albanese e San Demetrio Corone. Una cosa simile è accaduta con il federalismo nel finanziamento delle province e nella Sanità, con i fondi che dovrebbero servire a bilanciare le disuguaglianze (compartecipazione Iva) calcolati secondo quanto si è speso storicamente (di più al Nord e di meno al Sud) e non secondo il reale bisogno".
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