“Nei giorni scorsi si sono chiusi i termini per la presentazione delle domande di accesso ai test d’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Parliamo di 280 posti disponibili per gli studenti comunitari e 28 per gli studenti non comunitari. Si parla di un aumento di 70 posti per gli studenti comunitari e 7 per quelli non comunitari rispetto allo scorso anno accademico. L’attuale situazione sanitaria, che vede di nuovo crescere in maniera preoccupante il numero dei contagiati di Covid 19, suggerisce un’ulteriore riflessione agli interrogativi che ogni anno di questi tempi si accompagnano allo svolgimento dei ‘test di Medicina’: nel momento in cui si continua a obbligare uso di mascherina e distanziamento, c’è il divieto di assembramento, si contingentano le manifestazioni all’aperto, mandiamo allo sbaraglio tanti giovani nel nome del numero chiuso che ha già dimostrato di non garantire decenti standard di servizi agli studenti ‘vincono’ un posto in facoltà?”. Interrogativi, quelli sull’opportunità di svolgere i test di ingresso alla facoltà di Medicina, è il consigliere regionale del Partito democratico, Libero Notarangelo.
“Da quando esiste il numero chiuso, che ormai da anni sta dilagando con grande gioia dei professionisti dei ‘corsi di preparazione’ che hanno visto lievitare il proprio giro d’affari, non mi pare che in Italia i servizi abbiano conosciuto l’eccellenza della qualità – afferma ancora Notarangelo -. Anzi, è accaduto esattamente il contrario a causa dei tagli lineari degli ultimi anni che hanno depotenziato la formazione universitaria e soprattutto il sistema sanitario. Davvero il test di ingresso nazionale per accedere alla facoltà di medicina è il miglior modo per selezionare i medici del domani? Perché impedire a un giovane che voglia studiare medicina di accedere liberamente ai corsi, di misurarsi con le discipline, di affrontare gli esami con la propria preparazione, sbarrandogli la strada con dei quiz che a volte penalizzano persone dotate? E perché continuare a farlo adesso quando chiamare l’appello significa mettere in pericolo migliaia di giovani da sottoporre ad ingressi difficili da controllare nelle varie sedi, quando poi si mettono in discussione lo svolgimento delle lezioni in presenza adducendo come motivazione l’inadeguatezza delle aule? La mancanza di medici negli ospedali dipende anche dalle limitazioni imposte nelle università italiane – conclude Notarangelo - il “numero chiuso” alle facoltà di medicina non danneggia solo gli studenti, cui viene impedito di esercitare il diritto alla studio, ma l’intera collettività e il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso una riduzione del personale e dei servizi resi. Poiché continuiamo ad avere pochi medici e i casi di covid 19 aumento, sarebbe il caso di bloccare i test di medicina e ripensare il sistema formativo dei camici bianchi favorendo la meritocrazia, una buona abitudine che servirebbe alla qualità di tutte le Università e quindi di tutti i settori del sistema Paese”.
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