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Regione Calabria, Pitaro: "Nel prossimo Consiglio si discuta di scuola, rifiuti, mare sporco"

Francesco Pitaro

"Concordo pienamente con la richiesta del capogruppo del PD Bevacqua sull'urgenza di una seduta straordinaria del Consiglio regionale: l'assessore Savaglio informi la Calabria sulle condizioni del sistema scolastico e su come si intenda garantire il diritto all'istruzione in questa complicata fase. Aggiungo - sostiene il consigliere regionale Francesco Pitaro - anche la necessità di avere, viste le molteplici proteste di turisti e cittadini calabresi (doverosamente riportate dagli organi di informazione tra cui la televisione pubblica) per la deplorevole presenza, soprattutto in rinomate località turistiche, di quantità industriali di spazzatura e per il mare sporco, un'informativa dell'assessore all'Ambiente De Caprio. Dinanzi a situazioni di incredibile abbandono, negligenza e sciatteria che deturpano, in Italia e nel mondo, la reputazione di una terra dalle straordinarie bellezze naturalistiche, la Giunta regionale ha il dovere di assumersi la responsabilità di affrontare e risolvere i problemi".

"Il rischio - sottolinea Pitaro - se non si cambia passo, non è solo la perdita di credibilità di chi governa la Regione, ma quello più grave, specie in una congiuntura economicamente drammatica che vede le famiglie in affanno e un aumento esponenziale di disoccupati e povertà, di acuire l'intolleranza, la rabbia sociale e la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la democrazia rappresentativa".

Aggiunge Pitaro: "Nella stessa seduta del Consiglio, sarebbe necessario capire se, oltre a fare nomine dalla dubbia legittimità, la Giunta regionale stia prestando attenzione al Recovery Plan nazionale che sta entrando nella fase decisiva. È consapevole la Giunta regionale che nella prossima settimana si riunisce il Comitato interministeriale per gli affari europei che selezionerà i progetti da presentare alla Commissione europea entro metà ottobre? La Calabria ha l'opportunità di abbattere le storiche arretratezze infrastrutturali e, grazie anche ai 209 miliardi che l'Italia deve investire nell'arco di tre anni, uscire dalla marginalità provocata da un modello di sviluppo iniquo del Paese. Tuttavia, dal dibattito pubblico si intuisce che lobby, interessi nazionali consolidati e le solite pregiudiziali antimeridionali possano avere gioco facile nel dettare le condizioni sulla ripartizione delle risorse a svantaggio di questa parte del Paese. Che si vuol fare? Insistere nella frammentazione delle forze politiche e sociali che nel corso dei decenni ha connotato la Calabria precludendole ogni prospettiva, o unire energie e intelligenze, politica e società, per innescare anche qui processi di crescita, innovazione e sviluppo?”

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