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Il “ritardo” del Viminale su Lamezia

Il ricorso del Ministero sulla candidabilità di Mascaro «inammissibile» perché presentato oltre i termini

Paolo Mascaro

Tra le nuove elezioni di marzo/aprile e il Consiglio di Stato che si pronuncerà a maggio restano aperte le questioni che determineranno il ritorno in carica degli organi elettivi al Comune. Una vicenda, tuttavia, si è chiusa nelle scorse settimane ed è quella della candidadibilità del sindaco sospeso Paolo Mascaro in relazione allo scioglimento per mafia decretato a novembre 2017 e confermato in via definitiva a settembre 2019. Depositata in cancelleria lo scorso 13 gennaio, della sentenza della Suprema corte ora si conoscono anche le motivazioni. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi della Procura generale della Corte d’Appello di Catanzaro e del Ministero dell’Interno che chiedevano l’incandidabilità di Mascaro, così come quello incidentale di quest’ultimo, respingendo le istanze degli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino, per i quali è stata confermata l’incandidabilità. I giudici (prima sezione civile, presidente Francesco Tirelli) hanno escluso la legittimazione attiva al ricorso della Procura generale, sottolineando che il potere di proporre impugnazione spetta a colui che abbia formalmente assunto la qualità di parte nel precedente grado di giudizio conclusosi con la sentenza impugnata, ovvero il Ministero. A sua volta, però, il ricorso del Viminale è stato considerato «inammissibile perché tardivamente proposto».

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