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Lega, "a Crotone espulsioni per mere critiche". E lasciano in 50

Giancarlo Cerrelli

Oltre 50 iscritti lasciano la Lega Salvini premier a Crotone. «Dopo gli ultimi accadimenti all’interno del partito, rimasti delusi dalla nuova dirigenza regionale e provinciale, lasciamo la Lega, scrivono in un lettera che segue una missiva della settimana scorsa in cui si appellavano direttamenta a Matteo Salvini, fino a ieri in Calabria, e chiedevano di essere ascoltati.

La cronistoria

«Era il 2018, anno delle ultime elezioni politiche, quando, a Crotone e provincia, balzò in primo piano la figura di Giancarlo Cerrelli. Non era l’ultimo degli arrivati Cerrelli, ma la sua affermazione alla testa della Lega creò un caso, foriero di ulteriori, clamorosi sviluppi per il partito di Matteo Salvini», ricordano. «Cerrelli aveva creato, letteralmente, la Lega a Crotone e insieme con lui era nato un partito nuovo. Nacque allora un’organizzazione, nacque fisicamente una sede, nacque un movimento culturale. I tanti che allora ci iscrivemmo, o eravamo già iscritti, al partito, eravamo convinti di poter dare il nostro contributo a qualcosa o qualcuno, per cui darsi da fare, cui dedicare il nostro tempo e le nostre forze. Chi ricorda quei primi tempi della Lega crotonese, ricorderà di certo anche il clima dei nostri incontri, il piacere di ritrovarsi, di stare insieme, di discutere dei problemi della nostra città; ricorderà il clima familiare di quegli incontri, la riscoperta di alcuni valori, ormai desueti», si sostiene. «Frutto di questi convincimenti sono poi stati il lavoro continuo in difesa delle periferie della nostra città, l’elezione al consiglio comunale di Crotone della prima candidata leghista, Marisa Luana Cavallo, i successi perseguiti nell’ambito di tale Consiglio, come la clamorosa votazione del Consiglio stesso contro l’approvazione della legge Zan, la vitalità di un partito che faceva parlare di sé ed era presente ovunque con l’allestimento di gazebo e tante altre iniziative - si ricorda -. È seguita la buona affermazione della Lega alle Regionali di inizio 2020, pur con qualche flessione e comunque con la nomina di Nino Spirlì alla vice-presidenza della Giunta calabrese. La Lega era ormai cresciuta, era diventata un partito di tutto rispetto e proprio per questo incominciava a destare l’attenzione e gli appetiti degli eterni mendicanti della politica. Si incomiciarono a vedere volti nuovi, di persone senza un retroterra culturale o politico che giustificasse la loro presenza, a parte l’eterna, vergognosa caccia a prebende o a rendite parassitarie. È stato l’inizio della fine ed è storia recente. Questi ultimi arrivati hanno capito che il gruppo storico della Lega poteva costituire un ostacolo per le loro ambizioni ed hanno deciso di farlo fuori, purtroppo con l’aiuto, inconsapevole, dei vertici del partito. Tutto è iniziato con l’azzeramento delle cariche a Crotone e provincia e con l’affidamento delle stesse cariche a persone sconosciute o quasi, che ai leghisti di Crotone sono apparse come piovute dal cielo, come un meteorite che cade a caso su un punto qualsiasi del pianeta Terra, e qui precipitate per non si sa quale scherzo o quale merito recondito o sconosciuto». "Noi, che credevamo nella validità del sistema democratico, ci siamo permessi di muovere qualche critica, magari anche forte, ai nuovi arrivati perché eravamo convinti che in un partito democratico fosse lecito muovere delle critiche e che queste costituissero il sapore della vita politica», si critica. «Ma ormai non era più così. La risposta è stata immediata e brutale: espulsione dalla Lega di Cerrelli e Cavallo, senza nemmeno il rispetto delle più elementari norme di garanzia previste dallo Statuto del partito».

La decisione

«Apprendiamo adesso della reazione degli espulsi e del loro abbandono del partito, oltre che delle dimissioni di Francesco Pariano, responsabile della Lega Giovani. Ed anche noi ci siamo indotti a riflettere se fosse il caso di continuare a vivere in un partito ormai irriconoscibile, qual è quello che comanda oggi a Crotone». «In un partito dove non ci si vergogna di espellere qualcuno reo soltanto di aver mosso delle critiche, di natura politica e non personale; in un partito dove non ci si vergogna di espellere qualcuno, senza nemmeno aver letto lo Statuto e senza rispettare le norme a difesa; in un partito dove non ci si vergogna di mostrare i muscoli per far capire chi comanda, con metodi brutali che si addicono ad altri ambienti e ad altre organizzazioni; in un partito dove non ci si vergogna di pensare ai fatti propri e dove ormai nessuno consulta nessun altro, che non appartenga alla propria cerchia; in un partito allo sbando dove non ci si vergogna più di niente, perché si è persa la vergogna di tutto - si conclude -. Orbene, in un partito come questo, vale la pena di restare? La risposta è immediata e ovvia: No, non vale la pena di restare. Con questo, abbiamo chiuso». Seguono le firme degli ex iscritti. (AGI)

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