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Vibo, due anni dopo la “rinascita” la nuova chiamata a fare rete

Consiglio comunale aperto per reagire davanti agli ultimi episodi di violenza

Gli spari in piena notte, un giovane ferito lasciato ai margini della strada e il rischio serio di piangere l’ennesima vittima sul territorio hanno lasciato il segno. Le istituzioni non avrebbero potuto restare a guardare. Il monito è arrivato dal sindaco Maria Limardo e dal presidente dell’assemblea cittadina Rino Putrino. E l’appello non è caduto nel vuoto. Ne è nato un Consiglio comunale aperto, con un solo argomento all’ordine del giorno, al cospetto di tutte le autorità civili, religiose e militari per dire no alla violenza, per urlare che “la Rinascita” vibonese non si può esaurire, a due anni da quella primavera in pieno inverno, che ha smosso le coscienze e fatto riapparire la speranza.
«Questo – ha detto il sindaco Maria Limardo – è il momento della costruzione di una forte rete sociale e di comunità, l’unico modo per arginare fenomeni come questo. Ciascuno deve lavorare nei territori per far percepire nei giovani il disvalore di determinate azioni». Perché non è accettabile «che la sera si esca con la pistola in tasca, non è normale l’indifferenza delle macchine che passano ed evitano un corpo riverso sulla via». Parole forti, un monito chiaro, al quale ha fatto eco il procuratore della Repubblica Camillo Falvo: «Questo è un momento particolare – ha evidenziato – ce l’aspettavamo dopo l’ubriacatura di legalità, perché Vibo non era abituata, venivamo da un trentennio di controllo delle organizzazioni criminali, ma dopo la fase di liberazione ci si aspettava che a distanza di un po’ di tempo, due-tre anni, chi faceva parte di quelle organizzazioni avrebbe cercato di riorganizzarsi». E allora «bisogna fare rete, fidarsi delle istituzioni e continuare a denunciare».

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