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Lamezia, “effetto Amalia” nel centrosinistra. Prove tecniche di “collaborazione”

La consigliera regionale potrebbe ricompattare la coalizione lametina. Piccioni (“Lamezia Bene Comune”) siede al tavolo con Pd e 5 Stelle

Dopo le divisioni palesate alle elezioni regionali e le scaramucce che di recente hanno coinvolto anche un sindacato di area, l’agognato campo largo del centrosinistra lametino torna a mostrarsi come una coalizione. Quantomeno all’apparenza. L’istanza per chiedere al Comune di annullare in autotutela il permesso a costruire finito al centro del caso dell’ex cantina sociale, e ancor di più la conferenza stampa con cui è stata illustrata questa iniziativa, hanno restituito plasticamente l’immagine ricomposta di quello che, ormai molti mesi addietro, era stata denominato “tavolo progressista”. Il “tavolo” stavolta lo ha messo a disposizione la centralissima sede del M5S con il deputato Pino d’Ippolito a fare da padrone di casa e cerimoniere. Ma il dato politico che ne è venuto fuori ha in sé qualche sfumatura di novità. È vero, infatti, che più volte il campo politico che va dall’asse Pd-5stelle al movimento Lamezia Bene Comune ha provato a compattarsi su singole questioni, per poi puntualmente sfaldarsi in prossimità di appuntamenti elettorali. Ma è altrettanto vero che la vicenda dell’ex cantina sociale ha rappresentato un pretesto per una sorta di esordio lametino di Amalia Bruni.

La consigliera regionale, già candidata alla Presidenza della Regione per il centrosinistra, finora non si era mai esposta politicamente sulla situazione amministrativa della città. Ora invece si è mostrata come parte integrante della coalizione, ma resta da vedere quanto la sua influenza possa favorire una sintesi politica che nel centrosinistra lametino è sempre risultata molto complicata. C’è sempre stata, per usare un eufemismo, una dialettica piuttosto aspra tra l’area politica che per anni ha avuto nell’ex sindaco Gianni Speranza il suo riferimento e la componente maggioritaria degli ex Ds poi confluita nel Pd. Tanto che lo stesso Speranza quando era primo cittadino ha spesso dovuto fare i conti con equilibri interni che si traducevano nella mancanza di una maggioranza numerica.

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