Il nodo Vibo Marina rappresenta dal 3 luglio 2006, ovvero, dal tempo dell’alluvione, il più significativo ostacolo allo sviluppo della città capoluogo. Peraltro, dopo che la natura ha generato disastri, ci hanno pensato le multinazionali presenti su quel territorio a salutare i relativi stabilimenti, trasformando quello che veniva storicamente definito il “giardino sul mare” in un “deserto” produttivo prima ancora che infrastrutturale ed edilizio.
Qualcosa è cambiata dopo l’approvazione del nuovo Piano strutturale comunale. Non che oggi si viva in una situazione di normalità. Basti pensare che il blocco edilizio permane su buona parte del territorio. Ma quantomeno gli interventi effettuati hanno permesso di svincolare una parte delle aree sottoposte inizialmente a vincolo. «Nell’ultimo anno – hanno affermato in coro l’altro giorno il sindaco Maria Limardo e l’assessore all’Urbanistica e vice sindaco Pasquale Scalamogna, incontrando gli abitanti del Pennello, in attesa di regolarizzare le pratiche relative alle loro abitazioni – sono stati fatti significativi passi in avanti. E abbiamo liberato alcune aree del territorio costiero dal vincolo idrogeologico al quale erano sottoposte dalla fase post-alluvionale».
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