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Piazze di Vibo trasformate in parcheggi: sott’accusa le scelte del passato

Si apre il dibattito sulle decisioni urbanistiche delle varie Amministrazioni

Il nodo delle piazze vibonesi, trasformate in un parcheggio, dopo qualche giorno di silenzio tombale, apre il dibattito politico. Nel senso che, nel disinteresse più o meno generale e bipartisan, si alza una voce che prova a chiarire la funzione storica dell’agorà e delle sue millenarie trasformazioni architettoniche e sociali. Nella fattispecie, è Loredana Pilegi (Progressisti per Vibo) a chiarire il ruolo e la funzione della piazza. «Noi italiani – spiega – abbiamo ereditato il concetto Rinascimentale della piazza, come centro della socialità. Era lì che di radunava la popolazione per gioire e protestare, ed è lì che, nei secoli, la piazza ha trovato l’apoteosi dell’arricchimento estetico dal rinascimento in poi».
Dal generale al “particulare”. «La Vibo ottocentesca e novecentesca – ha evidenziato Loredana Pilegi – ha goduto di spazi aperti, che hanno assunto la concezione di piazza, perché il perimetro ne veniva delimitato da strutture architettoniche». All’inizio del secolo scorso, però, «non esistevano veicoli, quindi, la città e le piazze venivano vissuti appieno, da tutta la popolazione. La cosa che mi stupisce di più, guardando le vecchie foto di Vibo è il numero di persone presenti».

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