Sono ore di febbrili trattative e confronti nel centrodestra calabrese. Domani approda in Consiglio regionale la proposta di legge che punta a sancire l’incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di consigliere regionale e ad introdurre la figura del “supplente”. In buona sostanza, l’eletto chiamato a far parte dell’esecutivo lascerebbe temporaneamente lo scranno al primo dei non eletti della sua lista. Si stabilisce quindi che quando il consigliere sostituito cessa dalla carica di assessore il Consiglio regionale dispone la revoca della supplenza e il reintegro nella carica.
Una norma così pensata, pur essendo stata varata in altre Regioni, produrrebbe nell’immediato due effetti: un aumento del numero di poltrone a disposizione della politica calabrese; il rischio di una compressione della democrazia. Il “supplente” si troverebbe a essere un consigliere “dimezzato”, le cui sorti sarebbero legate a doppio filo a quelle dell’assessore. Così procedendo, ci sarebbe quindi il rischio di vedere compromessa anche la funzione di controllo del Consiglio sull’operato della Giunta.
Sono ragionamenti, tuttavia, “smontati” dai peones della maggioranza, intenzionati ad accelerare ed arrivare al “sì” alla norma firmata da tutti i capigruppo del centrodestra (esclusa la leghista Simona Loizzo). I proponenti sottolineano che la norma non produrrà ulteriori costi a carico del bilancio perché nei documenti contabili c’è già la previsione del pagamento delle indennità per 30 eletti e 7 assessori.
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