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Lamezia, dopo la bagarre in Consiglio il Partito democratico “latita”

S’infiamma il dibattito politico dopo gli attacchi verbali in Aula di Italo Reale

La bomba è ormai deflagrata e difficilmente si riusciranno a mettere insieme i cocci di quanto avvenuto. Nessun passo indietro, infatti, da parte della consigliera comunale di Nuova Era Lucia Cittadino rispetto alle “timide” scuse che Italo Reale, esponente del Pd, le ha inviato dopo essersi rivolto in malo modo contro di lei in consiglio comunale. Anzi, Cittadino rincara la dose e annuncia che andrà avanti fino alla fine perché si accerti se la condotta di Reale «integri ipotesi di reato e, ove mai, si dovesse arrivare a una condanna», destinerà il risarcimento dei danni in beneficenza come ha già fatto in altra occasione.

«Non accetterò le scuse di Reale - afferma Lucia Cittadino - che vuole apparire come un Che Guevara degli anni 2000, senza però rischiare alcunchè, evocandomi il classico bulletto di quartiere che fa il leone con chi ritiene agnelli e l’agnello con i leoni. In tanti anni in cui l’ho frequentato, infatti, è sempre riuscito a tenere bene a bada le sue sregolatezze e smoderatezze dinanzi a coloro con cui sapeva di non poterlo fare o per opportunismo personale o subalternità psicologica. Questa volta però ha sbagliato pecorella, perché il suo nome non mi suscita nessun timore reverenziale». Poi aggiunge: «Voglio ricordare a Reale che in democrazia chi vince governa e bisogna accettarlo, vigilando con educazione e rispetto delle istituzioni. Anche in questo non eccelle, perché lui è come quei ragazzini viziati che quando gioca a calcio, se perde, porta via il pallone». La consigliera ripercorre poi quanto avvenuto in Aula: «Non si era creata alcuna situazione di tensione tra la sottoscritta e lui, né stavamo interloquendo, visto che lui non aveva titolo per intervenire in Consiglio comunale. Forse lo aveva insolentito il mio non volermi allineare ai suoi diktat, non essendogli ancora chiaro che non sono mai stata una marionetta nelle mani di nessuno, tanto meno nelle mani di un soggetto che non rappresenta nessuno».

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