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Vibo, sanità a pezzi ma il film è di quelli già visti

I consiglieri regionali Lo Schiavo e Mammoliti riaprono la “questione Vibo” da diversi decenni rimasta insoluta

Barelle nei corridoi delle corsie per sopperire alla mancanza di posti

La politica torna ad occuparsi di sanità su un territorio dove il diritto alle cure è da tempo “saltato”, i tempi per la costruzione del nuovo ospedale si allungano ed il presidio esistente, ormai fatiscente, sembra un campo di battaglia con il Pronto soccorso senza personale e con i pazienti ad inveire contro i medici, e reparti strategici sostanzialmente chiusi o ridotti all’osso.
Esiste, dunque, una questione sanità sul territorio vibonese. Lo hanno asserito ieri convintamente Antonio Lo Schiavo e Raffaele Mammoliti, due consiglieri regionali di opposizione, che hanno chiesto ed ottenuto l’audizione dei vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, nei giorni scorsi, nell’apposita commissione di Palazzo Campanella.
«Tagli e ridimensionamenti subiti nel corso degli anni –ha esordito Antonio Lo Schiavo – hanno avuto un impatto devastante. Anni di mala gestione rispetto ai quali è inutile cercare capri espiatori ma indubbiamente bisogna fare una fotografia che consenta di partire da un punto fermo per sollecitare gli opportuni provvedimenti». Nel mirino del consigliere regionale, che di recente ha aderito al Gruppo Misto, il commissario alla sanità, ovvero, il governatore Roberto Occhiuto: «Ci aveva garantito che il nuovo ospedale sarebbe stato costruito entro il 2025. Peccato che alla mia interrogazione, mi è stato risposto da Jole Fantozzi che l’ultimazione è prevista per febbraio 2026». Peraltro, «ora l’Autorità di bacino chiede di fare le apposite verifiche sul piano idrogeologico. E andiamo avanti con ambiguità mentre all’orizzonte non si intravede nulla di concreto né di certo».

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