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Vibo Marina, quei 60 milioni “persi” e la paura di una nuova Italcementi

L’investimento della Baker Hughes dirottato su Corigliano anziché sul porto fa discutere

Il deserto industriale è sotto gli occhi di tutti. Aziende che hanno lasciato il territorio quando la crisi, negli anni scorsi, ha iniziato a mordere, lasciando dei veri e propri mostri ecologici che ancora si ergono come delle torri sulla Costa degli dei. Ebbene, ci sono però le eccezioni che confermano la regola. Una di queste è quella della Baker Hughes, impresa insediata da anni a Vibo Marina che, nei giorni scorsi, ha deciso di investire (si parla di 60 milioni di euro) in un nuovo insediamento nel porto di Corigliano, pur confermando lo stabilimento di Vibo Marina.
C’è da sorridere per tale decisione? Così come i sindacati che hanno lanciato l’allarme, non ne è del tutto convinto il candidato del Partito democratico alle prossime elezioni amministrative Enzo Romeo, già presidente della Provincia. D’altronde, potrebbe facilmente accadere «con la baker Hughes, in un prossimo futuro, quel che è accaduto con la Italcementi». D’altronde, perché l’impresa investa in un altro scalo, «cosa ha fatto l’Amministrazione comunale per migliorare le condizioni logistiche nelle quali opera l’importantissima realtà produttiva che resiste nel deserto?». Sostanzialmente, «nulla».

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