Sono tante le antiche tradizioni legate alla festa di San Giuseppe, una ricorrenza particolarmente sentita dalle popolazioni del Vibonese che vivono da sempre questa giornata nel segno della spiritualità, della fede, dello stare insieme e dell’accoglienza. Non per niente in molte comunità sono in programma riti religiosi, compresa la processione del santo alla quale partecipa tutto il paese.
Una delle tradizioni più suggestive di questa ricorrenza consisteva nella preparazione del pranzo riservato alla sacra famiglia con tre invitati "speciali". Una persona di solito avanti negli anni che vestiva i panni di San Giuseppe; una giovane donna che rappresentava la Madonna e un ragazzo di sette-otto anni, il più coccolato, nelle vesti di Gesù Bambino.
Il banchetto, a base di pasta e ceci, stoccafisso cucinato in diverse maniere, verdure di ogni tipo, polpette con la ricotta, le immancabili frittelle di baccalà e per finire le zeppole e la pignolata, iniziava di solito alle 12 in punto, nella sala da pranzo che odorava di fresco e di sapori antichi.
Il rito della tavola imbandita con gusto e decoro veniva preceduto dal segno della croce e da una preghiera a Gesù e alla Vergine Maria recitata dagli invitati e da tutti i componenti della famiglia.
Le pietanze, preparate con cura fin dal giorno prima, venivano anche distribuite in segno di devozione a tutto il vicinato, ai viandanti e alla famiglie più bisognose.
Tutto questo quale segno di fede, di comunione e per favorire l’incontro di tutti gli abitanti della ruga e non solo. Una vera e propria festa vissuta dai partecipanti, nessuno escluso, compresi i bambini, con grande partecipazione.
Oggi il rito del pranzo della sacra famiglia nella sua genuina originalità di un tempo viene celebrato solo in qualche piccola comunità. Resiste, comunque, intatto nel cuore della gente lo spirito della festa di San Giuseppe, al quale il popolo invoca con la preghiera la sua paterna protezione.
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