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Lamezia Terme, Mancuso nominato vicepresidente nazionale della Simi

Gerardo Mancuso dirige l’unità operativa di Medicina interna dell'ospedale di Lamezia Terme

Il dottor Gerardo Mancuso è il nuovo Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna la più antica e prestigiosa società scientifica Italiana che conta circa 4000 medici specialisti di medicina Interna universitari ed ospedalieri.

Gerardo Mancuso specializzato in Medicina Interna con lode è allievo del Prof Pier Luigi Mattioli presso la Cattedra di Medicina Interna della Università di Catanzaro dove è ha insegnato Metodologia Clinica e si è occupato di attività cliniche. È stato professore a Contratto di insegnamenti di Reumatologia, Cardiologia, Medicina Interna ed è autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche. Ha ricoperto molte cariche in società scientifiche di Medicina Interna, Aterosclerosi. È presidente di uno degli eventi formativi più importanti del settore, le Giornate Internistiche Calabresi, quest’anno è arrivata alla XIX edizione, è autore e relatore di molte iniziative formative Regionali e Nazionali.

Nel 2001 è vincitore di concorso di Direttore della Unità Operativa Complessa di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme dove attualmente presta servizio. Il Reparto è stato citato nel 2003 dal Ministero della Salute come Centro di Riferimento per la Cura delle Malattie Reumatiche, nel 2010 dal Ministero della Salute come un reparto di rilievo per la cura dell’Ictus e dal Commissario del Piano di Rientro nel 2017 come migliore Reparto di Medicina della regione e fra i 10 reparti fra tutte le specialità della rete ospedaliera per l’impatto clinico e quello economico. Il Reparto è anche citato in Italia come fra i pochi in possesso della Sub Intensiva Internistica con 4 posti letto dotati di tecnologica di monitorizzazione ed attrezzature dedicate. La scienza medica ha fatto enormi passi in questo ultimo ventennio, ottenendo il risultato di aver aumentato la vita media delle popolazioni nei paesi industrializzati. Questo risultato è dovuto a migliori cure disponibili, alla tecnologia che ha affinato la diagnostica e ma anche ad un modello organizzativo di management delle malattia più appropriato. Tuttavia la pandemia da SARS-Cov-2 ha fatto emergere incongruenze e difformità che hanno messo in ginocchio anche i sistemi più performanti. Paesi come l’Inghilterra, la Germania ma anche le regioni del Nord Italia, hanno mostrato improvvisamente che il Sistema Sanitario è vulnerabile e necessità di continui adattamenti in relazione ai cambiamenti epidemiologici e di evidenza scientifica.

In questo scenario, la Calabria attraversa una fase ancora più difficile, acuita dalla emergenza COVID che ha messo a nudo tutte le inefficienze, le incongruenze e le sperequazioni di un sistema infermo e privo di prospettive. Eppure questa terra è animata da professionisti di elevato livello, che fuori dai confini, riescono a far valere le proprie ragioni, le proprie capacità, ma che all’interno dei confini hanno grandi difficoltà per una diffusa mancanza di ascolto.  La capacità da noi non è considerata, anzi è un elemento di disturbo per la gestione della sanità pubblica. Questo sta producendo una fuga di professionisti e di pazienti verso le strutture private sia regionali che fuori regione. Gli ultimi anni di Commissariamento con “esperti” da fuori Regione a capo delle istituzioni sanitarie, ha sancito con risultati scadenti, come non è l’appartenenza geografica che fa la differenza ma le capacità intrinseche degli uomini che vengono messi alla guida dei sistemi. Oggi è necessario un cambio di passo deciso, se vogliamo costruire un sistema sanitario regionale all’altezza.

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