Il rito dell’Affruntata non è folklore. È un percorso fatto di segni, di fede, di emozioni fortissime, che inizia il Sabato Santo con la vestizione della Madonna. Nel primo pomeriggio i componenti l’Arciconfraternita di Maria SS. del Rosario arrivano in chiesa. Si aspetta la sarta, Teresa Barba, che dovrà ammantare la Vergine a “lutto”, applicando un telo nero, in modo da coprire quello azzurro della festa. È un lavoro difficile e delicato. Fatto di gesti, di piccoli accorgimenti, di passaggi che si tramandano da secoli. A guidarci in questo suggestivo itinerario è Francesco Colelli. Il suo è un racconto coinvolgente che ripercorre la storia di una città ricca di cultura e tradizioni. È, infatti, fondamentale che la cucitura non sia né troppo leggera, per non rischiare che il manto cada prima del momento preciso della svelazione, né troppo forte, per evitare che non vi siano intoppi nella caduta del drappo nero.
Secondo la tradizione popolare una caduta non fluida del manto sarebbe da interpretare come un terribile presagio per l’anno a seguire. Fonti orali narrano, infatti, di inclinazioni della statua e intoppi del manto negli anni che precedettero eventi tragici, chiaramente non provabili. È invece storia recente quella del 2005, quando la statua della Vergine ebbe una forte oscillazione che portò alla caduta di un portantino, rischiando di far precipitare la statua stessa. Il 3 luglio dell’anno seguente ci fu, in effetti, un terribile nubifragio che provocò tre morti e mise in ginocchio le frazioni marine.
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