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Badolato, la missione di Nazareno: recupero dei terreni incolti, erbe e api

Il 74enne Circosta insegna a coltivare: «In una guerra riusciremmo a sopravvivere»

Nazareno Circosta

Nazareno Circosta ha 74 anni e fa l’apicoltore. Le sue passioni sono l’agricoltura biologica e il recupero di terreni incolti. Attività che svolge da anni ma dopo l’esplosione del conflitto in Ucraina, la conseguente diminuzione di grano e il timore di un ampliamento delle ostilità nell’Est dell’Europa, la sua opera divulgativa è diventata una vera e propria missione. Il ritorno alla terra è uno dei temi nazionali e, secondo Circosta – che a Badolato, dove vive, conoscono come il “maestro” – la Calabria e l’intero Paese hanno le potenzialità per tornare a essere autosufficienti dal punto di vista alimentare. Il compito che si è assunto è spiegare come.
«Tutto questo lo facevo già da 20-30 anni, quando mi sono reso conto che, dopo gli anni Sessanta-Settanta, abbiamo perso la sovranità alimentare. Ho sempre pensato che in una guerra che bloccasse anche gli alimenti, moriremmo di fame. Fino al Secondo conflitto mondiale i nostri centri erano pieni di contadini e anche se uno non aveva la terra, ci si aiutava a vicenda perchè c’era più fratellanza. Ora mi sto impegnando per fare conoscere tutte le erbe di campagna. Ho appena ospitato una trentina di persone – afferma con orgoglio – con le quali abbiamo fatto un’escursione e abbiamo raccolto delle erbe commestibili che poi abbiamo cucinato. Un parte di quelle varietà le conoscevo già in quanto mia madre – io sono nato in una contrada della vicina Guardavalle, a 1.100 metri di altitudine – sapeva dove raccogliere le erbe. Da piccolo andavo con lei, assieme ai miei fratelli e piano piano ho imparato a conoscerle».
Fondamentale, aggiunge, è stato l’incontro con Maria Sonia Baldoni, conosciuta come la “Sibilla delle erbe”. «Lei svolge da 40 anni l’attività di divulgazione della conoscenza delle erbe. E mi ha spiegato cosa fare». Il primo effetto dell’attività di Circosta è stato il recupero di molti appezzamenti incolti, abbandonati da decenni. «I miei nipoti già da qualche anno, sotto la mia spinta, hanno recuperato la terra di nostra proprietà, dove sono nato con i miei undici tra fratelli e sorelle. Li coltivano da tempo e adesso c’è un ulteriore incremento. La gente è più interessata, mi fa tante domande. Hanno capito che non si tratta di un gioco, ma di una cosa molto seria. Io ormai sono pensionato, do un mano a mio figlio, al quale sto trasferendo l’azienda assieme e alle api. Molti giovani che intraprendono questa attività mi chiamano per chiedere consigli. Io lo faccio volentieri, diversamente da alcuni colleghi che scoraggiano i giovani dicendo loro che non è un lavoro redditizio, ma pensano solo all’utile, di tutto il resto a loro non importa».
Circosta ha coinvolto professionisti, medici, avvocati che hanno scoperto di essere proprietari di terre incolte. «I loro genitori si sono occupati di tutt’altro e quindi loro mi chiedono consigli su come coltivarle». A lui si rivolgono persone non soltanto del Catanzarese, ma anche del Reggino. «Fra loro ci sono imprenditori e anche figli di contadini che si stanno avvicinando a un mondo dimenticato. Recuperano uliveti, frutteti e tutto quello che hanno a disposizione. Ma c’è pure chi è interessato solo a conoscere le erbe. Negli anni ‘60, se ci fosse stata una crisi, la gente non sarebbe morta di fame, come non è morta nell’ultima guerra mondiale. Da fuori non arrivava niente perchè c’era completa autonomia. La Calabria, proprio per questo, – e mi riferisco a 2-3.000 anni fa – venne saccheggiata, soprattutto per l’abbondante disponibilità di legname».
I Romani disboscarono la Sila per ricavare il fasciame necessario per le loro navi. «In pochissime zone al mondo era facile far arrivare la legna sino al mare. Da noi in 20 minuti si sale dalla costa a 1.100 metri altitudine, mentre altrove bisogna percorre centinaia di chilometri. In Calabria arrivavano pure dall’Oriente per procurarsi il legno migliore. Queste non sono leggende ma storia».
L’auspicio, naturalmente, è che gli insegnamenti di Circosta siano utili per un aumento delle attività agricole e non diventino soltanto il presupposto di un’economia di sopravvivenza.

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