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Cessaniti, il gruppo parrocchiale di San Cono porta in scena ”Forza venite gente”

Vi sono opere il cui fascino è intramontabile e il messaggio sempre attuale. È  il caso di ”Forza venite gente”, il noto musical di Mario Castellacci, con musiche di Michele Paulicelli & C., che parla della vita di San Francesco e di coloro che furono testimoni della sua straordinaria conversione.
A metterlo in scena nei giorni scorsi, liberamente adattato, è stato il Gruppo Parrocchiale di San Cono, piccola frazione di Cessaniti che, nel quadro delle  celebrazioni patronali, ha inteso omaggiare i fedeli di un‘opera dalla forte connotazione mistico-religiosa.
Ideatore, animatore e organizzatore dell’iniziativa: Don Giuseppe Pileci, giovane ed alacre parroco della chiesa locale, esempio di impegno pastorale, che ha vestito egregiamente i panni di Francesco, rivelando, per altro, una voce tenorile ed un’ottima disposizione per il canto.
Nella parte, lunga ed impegnativa, di Pietro di Bernadone, il ricco e tormentato padre di Francesco, si è calato il professore Pino Fusca, conosciuto e apprezzato soprattutto per la sua disponibilità umana. Non nuovo a prove attorali, è apparso perfettamente a suo agio nel personaggio assegnatogli.
Chiara Fusca ha interpretato invece Cenciosa, personaggio di spicco dell’opera, una stracciona affetta da una strana follia, che paradossalmente nasconde una semplicità e una saggezza che aiuterà Bernardone a superare il proprio conflitto interiore.  La giovane ha svolto il suo ruolo in modo lodevole, conferendo al proprio personaggio le caratteristiche richieste dal copione: imprevedibilità e ironia, sorprendendo e divertendo allo stesso tempo il pubblico.
A Giulia D’Agnolo e Rebecca Fusca sono toccati personaggi fondamentali, quelli di Santa Chiara e Provvidenza. Entrambe le attrici, giovanissime ed esordienti come la maggior parte del cast, hanno ricoperto i rispettivi ruoli in modo ammirevole, segnalandosi per garbo vocale e naturalezza espressiva.
Bravi, disinvolti e meritevoli pure gli altri interpreti: Anna Pileci (Sorella Morte); Mario Griffo (Frate Maggio); Davide Mobrici (Fra Masseo); Franco Fusca (Povero); Franco Fusca (Povero); Domenico Muzzupappa (poliedrico giovane, calatosi nella duplice parte di Frate Leone e Diavolo); la piccola e “tenera” Maria Ciccotti (Angelo); e Pierluigi Fortunato (figura muta dell’astante).
Da non dimenticare il Coro Parrocchiale, composto da: Antonella Fusca, Assunta Gullà, Caterina Bagnato, Cinzia Pugliese, Francesca Aprile, Mattia Barbuto, Marianna Vecchio, Maria Assunta Pirilli e Settimia Mobrici. Costoro hanno accompagnato e intercalato le parti recitate, cantando all’unisono, con delicate sonorità, brani tratti dalle musiche originali.
La scenografia, essenziale, improntata alle forme medievali assisiane, raffigurante centralmente la Porziuncola, la stessa che Il Santo di Assisi restaurò ed elesse a propria dimora, è stata realizzata da Antonio D’Arenzo, professore d’Arte.
Antonietta Fusca, docente ed esperta di teatro, ha curato la regia dello spettacolo. Ha preparato gli attori in modo impeccabile, attraverso un lungo e rigoroso tirocinio, ottimizzando i vari contributi individuali e dando vita ad una messinscena armoniosa e applaudita.
Tanti gli spettatori in piazza, tra i quali il sindaco di Vibo, Maria Limardo.
Ma, al di là della riuscita dello spettacolo, va aggiunto che proporre un Musical in piazza, dopo un periodo di stasi forzata, dovuto alla pandemia da Covid, è stato un modo per onorare anche attraverso il teatro le Celebrazioni per la Festa di San Cono, celebrazioni solenni, attese ed amate da tutti i nativi del luogo, che richiamano anche quelli che da anni vivono lontano.
Ed è stato pure un momento per rilanciare l’arte e la cultura sul territorio, stimolare la voglia di stare insieme e rinsaldare i vincoli di cooperazione tra gli abitanti di una comunità piccola, ma dal passato rispettabile e dignitoso, fatto di lavoro, studio, cultura, tradizioni e desiderio di riscatto.
Una realtà, quella di San Cono, afflitta, come tante nel Meridione, dal problema della migrazione economica e ridotta ormai a poche anime, che tuttavia ha ancora tutte le carte in regola: energie, risorse intellettuali e talento, per proseguire il  proprio cammino e ritrovare l’orgoglio della propria storia e della propria identità.

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