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Studentessa crotonese ricorda la tragica vicenda di Pasquale Polverino, ucciso a Napoli dalla camorra

A Napoli, il 4 maggio 1977, viene ucciso durante una rapina il cameriere Pasquale Polverino mentre stava svolgendo il suo lavoro in un ristorante, oggi non più esistente, situato nel Corso Vittorio Emanuele. Pasquale ha solo 23 anni. È sposato e con due figli piccolissimi. Dopo cinque anni dall’arresto, grazie alla testimonianza di Maria Speranza e di un gesuita, padre Ernesto Santucci, si scoprono i veri colpevoli del suo omicidio: Vincenzo Muzzico di 26 anni, genero di Pasquale, e Salvatore Variale, un napoletano ventiquattrenne.

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende ricordare la tragica vicenda di Polverino, attraverso la ricostruzione fatta dalla studentessa Beatrice Moschella della classe I sez. D del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.

“La sera del 4 Maggio 1977, il giovane Pasquale Polverino di soli 23 anni venne ucciso durante una rapina nel ristorante in cui prestava servizio. Pasquale lavorava presso il ristorante “La Taverna del Ghiotto” a Napoli e fu proprio qui che durante la serata del 4 maggio, mentre stava sistemando alcuni tavoli, entrarono due uomini con volto scoperto che minacciarono il proprietario del locale e Pasquale con dei fucili. Mentre i due uomini si avvicinarono alla cassa per prendere il denaro, come avevano richiesto i rapinatori, un complice entrò dentro avvisando i compagni che era giunto il momento di scappare perché stava arrivando qualcuno. Fu così che partì un colpo dal fucile puntato alla schiena di Pasquale che si rivelò letale. Pasquale Polverino era conosciuto da tutti come un ragazzo serio e deciso e la vita gli fu strappata via per colpa di due malviventi. Il giovane lasciò una moglie e due figli piccolissimi. Pasquale Polverino fu uno delle tante vittime della mafia che è riuscito ad avere giustizia, perché dopo quattro anni dalla sua morte furono arrestati i due colpevoli grazie ad una testimone.”
Persone semplici, persone comuni; con tanti sogni nel cassetto. Mafia, camorra, ‘ndrangheta non seguono in realtà alcun codice d’onore: bambini e innocenti passanti si ritrovano spesso nel novero dei “danni collaterali”; non ha importanza la sofferenza che si arreca, ma è fondamentale dominare il proprio territorio di riferimento.

Un concetto semplice e crudelmente funzionale ai propri delittuosi scopi.
Abbiamo voluto ieri ricordare la storia di Pasquale Polverino affinché tali eventi non debbano più ripetersi, perché si può e si deve immaginare una civiltà in cui ogni singolo componente possa vivere conservando i propri diritti di cittadino e rispettando le regole non perché costituisca un obbligo ma come esigenza/ espressione di un’aggregazione sociale più alta, quella cui speriamo di arrivare in un futuro non troppo lontano.

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