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Capistrano, celebrata la festa di San Filippo Neri nella frazione di Nicastrello

Si è svolta la secolare e tradizionale festa in onore di San Filippo Neri nell’antico borgo diruto e disabitato di Nicastrello che, per l’occasione, come per incanto, si ripopola con centinaia di fedeli provenienti da Capistrano, San Nicola da Crissa e Monterosso. Presente, quest’anno, anche Filippo Callipo, detto Pippo, imprenditore e politico, che da tempo non fa mancare la sua presenza nemmeno al “raduno degli amici di Nicastrello” che ha luogo nel borgo la sera del 19 agosto.
Il parroco Padre Antonio Calafati ha celebrato la Santa Messa nella gremita chiesa che, risalente al 1630, è intitolata a Santa Elena Imperatrice. E’ l’unico edificio esistente a seguito di ripristini e, soprattutto, la ristrutturazione totale effettuata nel 1999 dal parroco Calafati che l’ha anche fornita di un nuovo altare ligneo massiccio e di arredamento.
Nell’omelia, dopo aver commentato il Vangelo della domenica della Sentitissima Trinità, si è soffermato per illustrare la vita e i miracoli di S. Filippo Neri.
E’ seguita la processione con la statua lignea policroma di San Filippo portata a spalla per le Vie che, ancora percorribili, mantengono l’antica intitolazione (Via San Filippo, Via Piazza, Via S. Elena) fra ruderi di fabbricati che accolsero numerosi nuclei familiari, compresi quelli che, dopo i disastrosi sismi del 1905 e del 1908, si trasferirono, soprattutto, a Capistrano e a San Nicola da Crissa o emigrarono all’estero.
Cosa rara, se non unica, la processione, per tradizione secolare, si ferma in tre località diverse con la statua rivolta verso Monterosso, San Nicola da Crissa e, infine, sul sagrato, verso Capistrano, per consentire, ai fedeli delle rispettive comunità, la tradizione secolare che attribuisce alle stesse di cantare la litania lauretana.
Nicastrello ebbe una vita fiorente fino agli inizi del 1900, fu distrutto dai terremoti 1905 e 1908, fu comune autonomo fino al 1868, ebbe una parrocchia autonoma fino al 1986 e in dialetto viene conosciuto con il toponimo capistranese di “Casaliedhiu” (piccolo casale).
Dopo essere rimasto per secoli isolato, per mancanza di strada, dagli inizi del 1970 è accessibile con un comoda e bitumata strada di circa un chilometro.

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