Mesoraca e Parigi unite. Un monumento all’immigrazione italiana sarà inaugurato oggi. Una colonna in marmo italiano, con sopra l’Uomo Vitruviano, edificato su progetto dell’architetto Luigi Molinari a Nogent-sur-Marne, vicino Parigi, voluto dal Cercle Leonardo da Vinci. Un progetto, nato 5 anni fa, che vuole rendere omaggio a quegli italiani che emigrarono in Francia a partire dalla metà del XIX secolo, i cui nomi sono scolpiti su dei mattoncini posti sul pavimento, e su quattro alberi della vita, che vogliono ricordare le proprie radici, le cui foglie in acciaio riportano ciascuna il nome della famiglia immigrata di un donatore. Quattro vasche a forma di mani nell’atto di offrire dei fiori. L’opera è ricca di simboli, immaginando il viaggio di tanti emigrati, la loro partenza, il loro insediamento in Francia. Un costo complessivo di circa ottocento mila euro, raccolti grazie alla generosità dei discendenti di italiani.
Tra i promotori e i mecenati di questa opera c’è anche Guglielmo, figlio di Angelo Colosimo, nato a Mesoraca nel 1937. Sposato con Teresa Fontana, Angelo ebbe sei figli, Saveria, Francesco, Raffaele, Elisa, Salvatore e Guglielmo, oggi titolari di una affermata azienda di ristorazione. Angelo, però, non è riuscito a vedere il monumento che anche lui ha contribuito a realizzare in Francia. Angelo Colosimo è morto a Mesoraca nello scorso mese di novembre, all’età di 87 anni. Aveva avuto una fanciullezza difficile, Angelo, allevato da una zia che non aveva figli, fino all’età di 10 anni, fino alla terza elementare. Il papà di Angelo lo ha preso con sé e lo ha introdotto nel campo dell’agricoltura, nella masseria della famiglia Marescalco, in località Campana. Il papà era il caporale di tutti gli animali, quattrocento pecore, cento capre, una cinquantina di vacche. All’età di 10 anni ha cominciato a lavorare, pagato dalla famiglia Marescalco.
Ha lavorato lì per dieci anni consecutivi, fino a vent’anni, facendo di tutto, dalla mungitura alla guardianìa, al pascolo degli animali, alla produzione del formaggio e delle ricotte. Qui in paese ha sofferto molto, dedicandosi sempre alla campagna, non potendo giocare come facevano gli altri coetanei, conducendo sempre una vita di sacrifici e di stenti. Abitava alla cosiddetta fontana di Linardo, sotto l’Immacolata, vicino all’Annunziata. Ed un bel giorno, il 3 dicembre del 1957, all’età di vent’anni, Angelo era partito per la Francia con in tasca un contratto di una ditta metalmeccanica. Era stato due giorni a Milano per le visite mediche ed era arrivato in Francia, a Ifray sur Senne, alla confluenza della Marna con la Senna, e lì era rimasto per dieci mesi in una camera che gli aveva dato la stessa ditta, lavorando il ferro per un anno. Subito dopo era andato per tre mesi al magazzino di costruzione dei bastimenti, dove c’era gente proveniente da ogni parte del mondo. Poi aveva lavorato in una fabbrica di dolci, l’Alsatienne. Infine, si era messo in proprio portando i dolci nei panifici, nei negozi e portando anche scarpe per sessant’anni. Tornato a Mesoraca aveva comprato un terreno da Marescalco ed aveva realizzato un cinema, tutto in cemento armato. Sopra al tetto aveva fatto sistemare anche una Torre Eiffel, alta 3 metri e 24 cm, realizzata in scala di quella originale alta 324 metri.
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