L’allenatore, i calciatori, la società, ma non dimentichiamo l’identità di squadra. Scegliendo la strada della continuità il Catanzaro non può fare a meno di partire anche in B da uno dei suoi più importanti punti fermi, l’identità intesa nel modo di gestire le partite attraverso un possesso palla marcato. È una questione, quella del possesso, tornata attualissima in questi giorni grazie a Spalletti, tecnico del Napoli campione d’Italia che ha la più alta percentuale in Serie A e una delle più alte (quarta assoluta) in Europa. Con le dovute proporzioni, i giallorossi sono sulla stessa lunghezza d’onda: hanno salutato la Serie C il 58 percento di possesso medio, il migliore della categoria (dati Wyscout). Una tendenza “europea” che tornerà utile anche l’anno prossimo, c’è da scommetterci: la vocazione assimilata in un campionato e mezzo con Vivarini in panchina non verrà persa.
Da questo punto di vista saranno fondamentali la presenza di Pontisso (che ha un altro anno di contratto) e il ritorno di Ghion, considerando la fortissima volontà di riprenderlo dal Sassuolo. Nel finale del torneo i due, con i loro modi differenti di essere registi, hanno giocato spesso uno al fianco dell’altro: potrebbe essere un segnale in ottica cadetteria. Sintetizzando brutalmente il discorso fatto da Spalletti dopo la vittoria sull’Inter: a furia di far girare il pallone aumentano le possibilità che gli avversari compiano errori. Il Catanzaro ha capitalizzato mettendo in pratica l’assunto un’infinità di volte, tra l’altro senza mai indulgere in un possesso fine a sé stesso, perché anche le fasi di gioco in orizzontale sono state essenziali per preparare verticalizzazioni e profondità.
Iemmello e soci sono stati, infatti, la squadra di C con più attacchi alla profondità (373) e passaggi chiave (176), quella che ha tirato di più (577 volte, il 41,6% nello specchio) e con più tocchi nell’area altrui (875), oltre che quella che ha completato più passaggi (19.167, la Feralpisalò seconda in questa graduatoria ne ha avuti 1.200 in meno) con un’accuratezza dell’82%. Nei tornei stagionali il Catanzaro ha lasciato il possesso agli avversari solo in tre occasioni e mai nel girone di ritorno, a dimostrazione di una crescita progressiva: contro il Picerno alla prima, a Torre del Greco (due vittorie per 4-0) e ad Avellino, dove l’iniziale doppio vantaggio ha forse contribuito alla perdita di concentrazione che si è rivelata concausa del 2-2 finale. Il resto, sempre al comando col pallone fra i piedi, come era già successo in principio con il Modena in Coppa Italia (52,26% nonostante la categoria di differenza), e com’è avvenuto alla fine con Feralpisalò e Reggiana in Supercoppa, le altre due vincitrici dei gironi. Anche se al piano superiore i giallorossi non potranno replicare la tensione al dominio assoluto e dovranno vestire i panni dell’umile provinciale, il riferimento di un gruppo portato a gestire il possesso più dell’avversario non dovrebbe venire meno. Con una mediana composta da Ghion (si spera) e Pontisso, il supporto di Brighenti (terzo per passaggi nella categoria) e della difesa, sarà più facile continuare restare sulle frequenze abituali.
Il Catanzaro sceglie la continuità. La priorità resta il possesso palla
Con Pontisso e il possibile ritorno di Ghion la strada resta uguale
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